domenica 27 aprile 2014

La CIA gestisce l’Italia

Aangirfan 1 marzo 2013
GladioEmblemLa CIA decide chi governa l’Europa. “La caduta di Berlusconi è stata preparata con una serie di rivelazioni sensazionali sulla sua vita personale, compreso un attacco della CIA attraverso la discarica di documenti conosciuta come Wikileaks.” Berlusconi preso di mira e rovesciato dalla CIA?
Negli anni ’70 “il ministro degli Esteri Aldo Moro, insieme al presidente Giovanni Leone, si recò  negli Stati Uniti, ma Kissinger gli disse che in nessun caso la sinistra doveva andare al governo“. Operazione Gladio – WikiSpooks
Durante gli anni ’50 e ’60, l’Italia ebbe il terzo più veloce tasso di crescita economica del mondo. Secondo Bill Emmott: “Nuove società imprenditoriali si formarono, nuove idee sbocciarono, l’Italia divenne un centro d’avanguardia nella progettazione, nel cinema e nella moda… Ma poi vecchi demoni tornarono a tormentare l’Italia… una forma mortale di violenza politica. Circa 500 persone morirono in sparatorie, attentati e altre tragedie nel corso dell’ultimo decennio e mezzo dal 1970, mentre estremisti di destra e sinistra combattevano una battaglia.” Bill Emmott, direttore di The Economist 1993-2006. Il buono, il brutto e il bunga bunga: come l’Italia cadde in coma
Bill Emmott non parla del fatto che la CIA organizzasse sparatorie e attentati. Nel 1963 Kennedy venne assassinato e cinque mesi più tardi i socialisti italiani furono costretti ad abbandonare il governo da un golpe di destra orchestrato dalle unità della CIA e di Gladio. (Operazione Gladio – WikiSpooks) Felice Casson è il magistrato italiano che ha rivelato l’esistenza dell’operazione Gladio, l’operazione di macelleria terroristica gestita dalla CIA e dalla NATO a partire dagli anni ’50. Gladio è stata usata per rimuovere presidenti e primi ministri. Felice Casson – Wikipedia
L’indagine su Gladio di Casson iniziò nel 1984 e ben presto portò all’arresto di oltre 600 persone, agenti di polizia, membri delle forze armate, uomini d’affari, membri della stampa, giuristi, politici e mafiosi. Casson parla contro la pressione politica… – TodayZaman 
Maggiori informazioni possono essere trovate sul giudice Felice Casson e l’operazione Gladio su WikiSpooks
Casson ha scoperto che una serie di attentati terroristici in Italia, imputati alle Brigate Rosse, erano opera del servizio segreto militare dell’Italia. Sulla stazione ferroviaria di Bologna The Guardian ha titolato: “Le bombe usate a Bologna provenivano da unità della NATO”. Il peggiore degli attentati, alla stazione ferroviaria di Bologna nel 1980, uccise 85 persone. Vincenzo Vinciguerra fu uno degli arrestati. Durante il suo processo, Vincenzo Vinciguerra aveva rivelato che lo scopo di Gladio era convincere la gente spaventandola, così si sarebbe rivolta al governo per avere protezione. Ciò è noto come ‘strategia della tensione’. Vincenzo Vinciguerra sostenne durante il suo processo: “Si dovevano attaccare i civili, la gente, donne, bambini, persone innocenti, gente sconosciuta molto lontana da ogni gioco politico. La ragione era molto semplice. Avrebbero dovuto costringere queste persone, l’opinione pubblica italiana, a rivolgersi allo Stato per chiedere maggiore sicurezza.” In un documentario su Gladio della BBC, viene descritto l’obiettivo di “destabilizzare per stabilizzare… Creando tensione nel Paese per promuovere tendenze sociali e politiche conservatrici, reazionarie.” Bin Ladin e al-Qaida furono parte del governo segreto della CIA.
Nel 1990 il giudice Casson ebbe il permesso dal Primo ministro italiano Giulio Andreotti di utilizzare gli archivi del servizio segreto militare italiano, il Servizio Informazioni Sicurezza Militare (SISMI), dove trovò la prova dell’esistenza della rete Gladio e dei collegamenti con la NATO e gli Stati Uniti. A seguito di ciò, il 3 agosto 1990 il primo ministro Andreotti confermò al Parlamento l’esistenza delle reti di Gladio. Andreotti ammise il collegamento diGladio alla NATO. L’esercito segreto di Gladio, come Andreotti aveva rivelato, era ben armato. Gli equipaggiamenti forniti dalla CIA vennero sepolti in 139 nascondigli in tutto il Paese, nelle foreste, nei prati e anche in chiese e cimiteri.
Nel 2000, in Italia, una commissione parlamentare d’inchiesta su Gladio concluse: “Quei massacri, quelle bombe, quelle azioni militari sono state organizzate o promosse o sostenute da uomini delle istituzioni dello Stato italiano e, come è stato scoperto più di recente, da uomini collegati alle strutture d’intelligence degli Stati Uniti.” Il primo ministro greco Andreas Papandreou confermò che vi era una rete di Gladio in Grecia. I membri delle SS furono reclutati da Gladio. In Germania, un programma televisivo scosse la nazione rivelando come ex-membri delle forze speciali di Hitler, le SS, avevano fatto parte di una rete ‘stay-behind’ tedesca gestita da Gladio.
Il Parlamento belga nominò una commissione speciale per indagare sull’esistenza, confermata dal ministro della difesa, di una rete Gladio belga. I parlamentari belgi scoprirono che l’esercito segreto della NATO era ancora attivo. Secondo quanto riferito, la rete Dutroux forniva bambini ai vertici della NATO in Belgio. Scoprirono che un incontro segreto dei generali che dirigevano gli eserciti segreti stay-behind nei numerosi paesi dell’Europa occidentale, si svolse nella sede segreta di Gladio, collegata alla NATO, il 23 e 24 ottobre 1990. La riunione del Comitato Clandestino Alleato aveva avuto luogo a Bruxelles sotto la presidenza del generale Raymond Van Calster, capo del servizio segreto militare belga SGR (Service General de Renseignement). Andreotti sostenne che i francesi avevano preso parte al recente incontro a Bruxelles. In Portogallo, un generale in pensione confermò che vi era una tale rete in Portogallo. In Spagna, l’ex ministro della Difesa Alberto Oliart affermò che “qui Gladio era al governo”.
In Turchia l’ex primo ministro Bulent Ecevit ammise che un esercito segreto era coinvolto in torture, massacri, omicidi e colpi di Stato. Ciò indusse il ministro della Difesa Giray a ribattere “Ecevit era meglio che tenevate la vostra fottuta bocca chiusa!
In tutto, 12 paesi dell’UE e la CIA, furono coinvolti e il 22 novembre 1990 il Parlamento europeo  discusse la questione. Il tono venne dato dal parlamentare greco Ephremidis: “Signor Presidente, il sistema Gladio ha operato per quattro decenni sotto nomi diversi. Ha operato clandestinamente, e abbiamo il diritto di attribuirne ogni destabilizzazione, provocazione e il terrorismo che si sono verificati nei nostri Paesi in questi quattro decenni, e dire che, attivamente o passivamente, deve esserne stato coinvolto.” Ephremidis criticò aspramente l’intera rete stay-behind di Gladio: “Il fatto che sia stata istituita dalla CIA e dalla NATO che, pur pretendendo di difendere la democrazia, in realtà l’hanno minata e usata per i loro scopi nefasti.” Il Parlamento UE dichiarò che “Protestava vigorosamente contro l’assunzione da parte di alcuni militari statunitensi presso lo SHAPE e la NATO del diritto di promuovere la costituzione in Europa di una rete d’intelligence e per operazioni clandestine.”
Solo Belgio, Italia e Svizzera studiarono i loro eserciti segreti con una commissione parlamentare, producendo un rapporto pubblico lungo e dettagliato. Secondo la stampa portoghese, il segretario generale della NATO Manfred Wörner confermò che il comando militare dello SHAPE coordinava le attività della rete Gladio. Ha anche confermato che Gladio era stata costituita dai servizi segreti di vari paesi della NATO, attraverso un comitato creato nel 1952. La stampa tedesca confermò che i cosiddetti eserciti segreti erano coordinati da un’ala speciale e sicura del Quartiere Generale della NATO. L’accesso avveniva tramite una cassaforte di tipo bancario e i documenti venivano diffusi solo con il timbro ‘American Eyes Only.’
Le rivelazioni cominciarono a montare ed emerse l’immagine del Comitato di Pianificazione Clandestino (CPC) della NATO, responsabile degli eserciti di Gladio, dei protocolli che attivamente protessero gli estremisti di destra dalla giustizia, dato che avrebbero potuto essere utili per le attività anticomuniste. Il CPC era gestito dagli Stati Uniti con il Regno Unito e la Francia come partner minori, e con membri della CIA presenti alle loro riunioni. I Paesi con dei propri eserciti stay-behind erano Italia, Belgio, Francia, Olanda, Spagna, Grecia, Turchia…
Il barone belga de Bonvoisin si dice fosse collegato a gruppi fascisti, nell’operazione Gladio CIA-NATO e alle stragi del Brabante-Vallone (la banda Nijvel) che uccisero 28 persone in Belgio. (Benoit de Bonvoisin – Wikipedia) Nel caso dell’infanticida Dutroux, una delle persone indicate dai testimoni sarebbe stata il barone Benoit de Bonvoisin. (Gli angoli bui della vita di Dutroux)
Due ex ufficiali della Royal Navy ammisero di aver passato del tempo a Fort Monckton, presso Portsmouth, dove membri dell’MI6 e delle SAS addestravano gladiatori stranieri. La stampa britannica osservò che “era ormai chiaro che le forze d’elite Special Air Service Regiment (SAS) erano dentro fino al collo nel sistema della NATO, e hanno operato con l’MI6 come ramo per l’addestramento alla guerriglia e al sabotaggio”. In particolare, la stampa britannica confermò che “una unità stay-behind italiana è stata addestrata in Gran Bretagna. L’evidenza suggerisce, ora, che ciò durò fino agli anni ’80”, aggiungendo che “fu dimostrato che le SAS costruirono i nascondigli segreti in cui furono accumulate le armi nel settore britannico della Germania Ovest”.
Gli inglesi ne sapevano di più sull’esercito segreto svizzero che il governo svizzero, le attività della P26, i suoi codici e il nome del leader del gruppo, Efrem Cattelan, erano noti ai servizi segreti britannici, ma il governo svizzero ne era ignaro, secondo il rapporto. Alcuni dei migliori dati del servizio segreto britannico caddero in mano agli svizzeri durante l’indagine parlamentare svizzera sulla rete segreta stay-behind P26. “Servizi segreti britannici collaborarono a stretto contatto con un’organizzazione armata e segreta svizzera [P26], attraverso una serie di accordi segreti, che formavano la rete europea “occidentale” dei  gruppi di resistenza”, la stampa informò il pubblico stordito nella neutrale Svizzera. Il giudice svizzero Cornu ebbe il compito di indagare sulla questione e nel suo rapporto descrive la collaborazione del gruppo [P26] con i servizi segreti britannici come “intensa”, con la Gran Bretagna che forniva un prezioso know-how. “I quadri della P26 partecipavano regolarmente alle esercitazioni in Gran Bretagna, dice il rapporto. Consiglieri britannici, forse delle SAS, visitarono i campi di addestramento segreti in Svizzera“. Il membro di Gladio Alois Hurlimann, uno svizzero, riferì che nel maggio 1984 aveva preso parte a corsi di addestramento segreti in Inghilterra, compreso un vero e proprio, e non simulato, assalto a un deposito di armi dell’IRA, in cui Hurlimann, in tenuta da combattimento completa, aveva partecipato, e dove almeno un attivista dell’IRA era stato ucciso.
La CIA utilizzò Gladio per mantenere le persone “giuste” al potere. Nel 1963 Kennedy venne assassinato e cinque mesi più tardi i socialisti italiani furono costretti ad abbandonare il governo da un golpe di destra orchestrato dalle unità della CIA e di Gladio. Nome in codice ‘Piano Solo’, il colpo di stato era diretto dal generale Giovanni de Lorenzo. In stretta collaborazione con l’esperto in guerra segreta della CIA, Vernon Walters, William Harvey, capo della stazione CIA a Roma, e Renzo Rocca, direttore delle unità Gladio del servizio segreto militare SID, de Lorenzo intensificò la guerra segreta. Rocca usò per la prima volta il suo esercito segreto di Gladio per bombardare gli uffici della DC e gli uffici di alcuni quotidiani e, successivamente, accusò il terrorismo di sinistra, al fine di screditare sia comunisti che socialisti… I gladiatori erano dotati di liste di proscrizione con  diverse centinaia di nomi di persona, e avevano l’ordine esplicito di rintracciare i socialisti e i comunisti indicati, arrestarli e deportarli in Sardegna, dove il centro segreto di Gladio doveva servire come prigione. Poi, il 14 giugno 1964, de Lorenzo diede il via libera e le sue truppe entrarono a Roma si carri armati, veicoli corazzati da trasporto truppa e jeep con lanciagranate, mentre le forze della NATO organizzarono una grande manovra militare nella zona, per intimidire il governo italiano.
Un secondo colpo di stato di destra, sostenuto dalla CIA, nome in codice Tora-Tora, era previsto per il dicembre 1970, ma fu sospeso all’ultimo minuto. Secondo quanto riferito, la telefonata che l’interruppe proveniva dallo stesso presidente Nixon. Di conseguenza, la sinistra continuò a guadagnare terreno in Italia.
Il ministro degli esteri Aldo Moro insieme al presidente Giovanni Leone si recò negli Stati Uniti, ma gli venne detto da Kissinger che, per nessun motivo, doveva essere inclusa la sinistra al governo. La moglie di Aldo Moro, Eleonora, in seguito testimoniò che le parole usate contro suo marito furono: “Dovete abbandonare la vostra politica, di voler portare tutte le forze politiche del Paese a una diretta collaborazione. O rinunciate o la pagherete cara.” Successivamente Moro fu rapito e ucciso. La commissione d’inchiesta del Senato su Gladio e gli attentati terroristici sospettò che la CIA e il servizio segreto militare italiano avessero organizzato il rapimento e l’assassinio di Moro. Senatori italiani conclusero nel giugno 2000, che “quelle stragi, quelle bombe, quelle azioni militari erano state organizzate o promosse o supportate da uomini delle istituzioni dello Stato italiano e, come è stato scoperto più di recente, da uomini collegati alle strutture d’intelligence degli Stati Uniti.”
La 15.enne Emanuela Orlandi scomparve a Roma. Qual’è il segreto sinistro del Vaticano sull’adolescente Emanuela. Secondo una telefonata a un programma TV, Emanuela era stata rapita per fare un favore al cardinale Ugo Poletti. Il boss Enrico De Pedis avrebbe fornito dei ragazzi ai cardinali per del sesso. De Pedis, secondo quanto riferito, sarebbe stato coinvolto nell’operazione Gladio della CIA, effettuando atti di terrorismo in Italia. Enrico De Pedis fu sepolto in una tomba tempestata di diamanti nella Basilica centrale di Sant’Apollinare di Roma, accanto all’Università della Santa Croce dell’Opus Dei. Alcune persone credono che il boss de Pedis fosse il figlio del cardinale Poletti, vicario di Roma, che era molto vicino all’ex Primo ministro italiano Giulio Andreotti. Quel “benefattore” di Enrico De Pedis detto “Renatino”.
In Italia, la loggia massonica P2 era collegata ai delinquenti dello Stato profondo. Lo Stato profondo “è un governo segreto parallelo, organizzato dall’intelligence e dagli apparati di sicurezza, finanziato dalla droga e impegnato in violenze illecite per proteggere lo Stato e gli interessi dei militari…” (Il legame tra guerra e grande finanza)
Nel marzo 1981, la polizia italiana ritrovò l’elenco dei 962 membri della P2, contenente i nomi di: 3 ministri del governo e 43 parlamentari, 43 generali e 8 ammiragli, capi dei servizi segreti e comandanti di polizia, alti burocrati e diplomatici, industriali, finanzieri, giornalisti e personaggi televisivi. L’ex-agente del Mossad Victor Ostrovsky scrisse che Licio Gelli, Gran Maestro della P2, era un alleato del Mossad ed era coinvolto nell’operazione Gladio. (Down with murder incIsrael, Mossad, Iran and a Nuclear False Flag Attack)
L’operazione Gladio della CIA-NATO ha compiuto atti di terrorismo, come l’attentato di Bologna 1980. I personaggi più importanti che avrebbe avuto contatti con la P-2 sono: Henry Kissinger, Edmond de Rothschild, e David Rockefeller. Gladio, il pugnale della NATO nel cuore dell’Europa. In questo corollario non-fiction della trilogiaMillenium di Larsson, di lavori bagnati e false bandiere per mantenere l’Europa quale colonia degli Stati Uniti, i leader vengono assassinati e i movimenti sovvertiti. Sotto la superficie, l’impero domina con le squadre della morte, come avviene da sempre a sud del confine. L’attacco alla Libia ha messo a nudo il pugno di ferro nel guanto di velluto di slogan come “intervento umanitario”. La distruzione della Jugoslavia e lo stupro dell’Afghanistan, la riduzione della Libia ad una colonia di schiavi virtuale, sono state attuate sotto la bandiera della NATO. E cosa è la NATO?
Richard Cottrell racconta la storia di caos e omicidi dietro l’”alleanza per la pace”, e prevede l’emergere di un colosso militare che combatte per prendere il controllo delle risorse strategiche come petrolio, gas, minerali e acqua in qualsiasi punto del pianeta. Mascherandosi da retroguardia contro gli invasori sovietici, le forze segrete della NATO si sono tramutate nel terrorismo psicologico e fisico. Negli anni di piombo, centinaia di morti si sono avuti in una guerra sintetica per le strade d’Europa.
Il comandante della NATO, generale Lyman Lemnitzer, ordinò gli attentati in serie al presidente francese Charles de Gaulle. Licenziato dal Pentagono da John F. Kennedy per insubordinazione venne poi esiliato in Europa, Lemnitzer ebbe la sua vendetta a Dallas. Gli eserciti segreti forgiarono legami con la criminalità organizzata e i neo-fascisti. I golpe della NATO colpirono i governi di Grecia e Turchia, e lo Stato dell’isola di Cipro venne diviso nel mezzo di un aspro genocidio. Guerriglieri urbani come le Brigate Rosse e la Baader-Meinhof furono abilmente manipolati. L’Italia ebbe un governo dello Stato profondo, l’ultra-segreta pseudo-loggia massonica P2, fondata da ex camicie nere. Il premier svedese Olof Palme e l’italiano ex-Premier Aldo Moro furono assassinati. Il papa Giovanni Paolo II venne ferito da gangster turchi che avevano un lavoro regolare come pistoleri di Gladio.
Nel 2009, una operazione di Gladio, nome in codice Ergenekon, venne alla luce in Turchia. Le sparatorie in Norvegia nel luglio 2011, e in Belgio, in Francia e in Italia nel 2012, portavano tutti il classico segno delle operazionifalse-flag di Gladio.
Gli eserciti segreti della Nato – Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale
Documento: Strategia della tensione: il caso di Italia. Riproduzione di una pagina dall’Executive Intelligence Review di Claudio Celani del 02/07/2011
CIA – Un testo di Daniele Ganser
Operazione Gladio – Un articolo di David Guyatt
Dal documento: 1980 strage di Bologna – Un articolo di Thierry Meyssan del 6 luglio 2005
Operazione Gladio – Wikipedia Pagina
100 milioni di dollari per rompere una sola noce? – Intervista radio con Daniele Ganser sull’Operazione Gladio
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Le debacle delle foto dei russi sotto copertura in Ucraina

Dedefensa 25 aprile 2014p8fWOh5Il 20 aprile 2014, il New York Times ha pubblicato le foto, con la benedizione papale del dipartimento di Stato, che mostravano delle specie di soldati-miliziani dalla barba rivelatrice (tipo Solzhenitsyn). Il metodo del rigore scientifico era di natura comparativa; se preferite del tipo: “qui ci sono dei soldati russi e vedete il barbuto, e qui ci sono miliziani ucraini filo-russi e vedete lo stesso barbuto, che ne dite eh? E così è, come volevasi dimostrare”. Queste foto non dovevano dimostrare che dei soldati russi si erano infiltrati in Ucraina per guidare la rivolta degli ucraini russofoni (nell’est e sud del Paese), ma lo dimostrano in modo positivo, senza dubbio o discussione, anche se il riconoscimento visivo consigliato dipendeva più dalla convinzione che si aveva prima di vedere la foto che dall’esperienza sensoriale di osservare le foto. C’è stata qualche remora sulla veridicità dei documenti e su ciò che dovevano dimostrare, ma niente di così terribile. Poi c’era qualcosa di più fastidioso che spunta all’orizzonte, che sembra essere la pretesa indipendenza del giornalista che ha scattato le foto; centrale e vitale nel fotomontaggio è colui che ha rappresentato un gruppo di uomini in mimetica, Kalashnikov e barba, con la didascalia “foto di gruppo scattata in Russia” che mostrava chiaramente cosa volevamo credere, agenti del GRU e delle forze speciali russe, insieme ad altre foto in cui si troverebbero gli stessi personaggi, secondo  l’occhio di falco del dipartimento di Stato, questa volta in Ucraina a simulare i manifestanti locali.  Maksim Dondjuk, il fotografo autore ha telefonato al New York Times per avvertire che le foto erano sue, che presentate come scattate in Russia, invece lo erano a Slavjansk, in Ucraina, e che erano anche state pubblicate senza il suo permesso.
All’inizio dell’articolo sul NYT del 21 aprile 2014, firmato da Michael R. Gordon, esperto indiscutibile di questioni della Difesa e grande modello di giornalista statunitense; il tipo venerato come la crema della professione… “Per due settimane, i misteriosi e ben armati professionisti, conosciuti come “uomini in verde”, hanno sequestrato i siti del governo ucraino città dopo città, accendendo i fuochi dell’agitazione separatista nell’Ucraina orientale. Strenue smentite dal Cremlino hanno fatto subito seguito ad ogni accusa dei funzionari ucraini, secondo cui il mondo è testimone dell’invasione furtiva delle forze russe. Ora, foto e descrizioni dall’Ucraina orientale, approvate dall’amministrazione Obama, suggeriscono che molti degli uomini in verde sono davvero militari e forze dell’intelligence russi equipaggiati nello stesso modo delle truppe per le operazioni speciali russe coinvolte nell’annessione della Crimea a febbraio. Alcuni degli uomini fotografati in Ucraina sono stati identificati in altre foto scattate chiaramente tra le truppe russe e in altri contesti. E il servizio di sicurezza dello Stato dell’Ucraina ha identificato un russo, che sarebbe attivo tra gli uomini in verde, come Igor Ivanovich Strelkov, un operativo 50enne dell’intelligence militare russa. Si dice che abbia un lungo curriculum nel servizio sotto copertura del Primo Direttorato d’Intelligence dello Stato Maggiore Generale russo, ultimamente in Crimea a febbraio e marzo, e ora nella città dell’ucraina orientale di Slavjansk”.
Due giorni dopo, il 23 aprile 2014, in un altro articolo del New York Times, gli stessi autori, compreso l’ancora prestigioso Gordon, retrocedevano con grazia. Facevano notare, con grande confusione nel testo e vari solleciti tendenti a cercare di “coprire” il NYT sul precedente articolo, che la foto proveniva dalla cricca di Kiev che l’aveva sbandierata, per poi concludere in modo ampolloso e barocco che semplicemente nulla, assolutamente nulla, affermava che tali foto rappresentassero ciò che affermavano di rappresentare. Dato che si doveva procedere, venne citata una fonte diretta e categorica… “Maksim Dondjuk, fotografo freelance che lavora a Slavjansk, soprattutto per la rivista Russian Reporter, ha detto che aveva scattato la foto del gruppo e postata sul suo account su Instagram.”Fu presa a Slavjansk”, ha detto in un’intervista telefonica. “Nessuno mi ha chiesto il permesso di utilizzare questa fotografia.’”
Robert Parry per primo evidenzia l’arcano. Cioè, nulla di sensazionale, semplicemente si doveva leggere il secondo articolo, che ha detto essere stato “sepolto” a pagina 9, mentre il primo articolo faceva una fiammeggiante incursione in un importante quotidiano di riferimento mondiale. Parry ha pubblicato il suo testo il 23 aprile 2014. Galantuomo, ha evidenziato il punto di vista del giornalismo e della sua etica (Parry è stato per molti anni giornalista di AP). “Due giorni dopo la pubblicazione sul New York Times di un articolo unilaterale in merito a foto che presumibilmente dimostravano che le forze speciali russe siano dietro le rivolte popolari in Ucraina orientale, il Times ha pubblicato ciò che si potrebbe chiamare parziale rettifica. Sepolta nell’edizione di mercoledì (pagina 9 nel mio giornale), l’articolo di Michael R. Gordon e Andrew E. Kramer, due dei tre autori del primo pezzo, ha questo curioso incipit: “Una serie di fotografie dice di mostrare la presenza in Ucraina di forze russe nella parte orientale del Paese, e che gli Stati Uniti hanno citato come prova del coinvolgimento russo, è finita sotto esame”. Ai vecchi tempi del giornalismo, eravamo soliti controllare prima di pubblicare una storia sulla prima, o qualsiasi altra, pagina, soprattutto se aveva implicazioni su guerra o pace, su gente che ne potesse vivere o morire. Tuttavia, in questo caso, in accordo al pregiudizio antirusso che ha pervaso la stampa mainstream degli Stati Uniti, l’esame è stato accantonato troppo a lungo da questa potente propaganda sul tema, avviata e propagatasi su tutti i media. Solo ora possiamo tardivamente apprendere qualcosa che doveva essere evidente: le fotografie sfocate fornite dal regime golpista a Kiev e approvate dall’amministrazione Obama, in realtà non provano nulla. Ci sono state ovvie spiegazioni alternative sulle immagini, ignorate dal Times, come ad esempio la possibilità che questi fossero veterani ormai non più aderenti all’esercito russo. O che alcune immagini non ritraessero la stessa persona“.
Infine, l’approccio generale descritto da questi vari articoli ed estratti di articoli, è stato confermato dal dipartimento di Stato, che precisava cionondimeno di avere documenti inoppugnabili, sicuramente irrefutabili, che confermano la presenza dei russi nei ranghi dei ribelli nella parte orientale e meridionale dell’Ucraina. Ecco le dichiarazioni ufficiali sul caso, questa volta tratte da un articolo di Russia Today del 24 aprile 2014, con l’affermazione secondo cui le foto sono prove inconfutabili della presenza dei russi (del 21 aprile) e la smentita del portavoce due giorni dopo… “Il dipartimento di Stato ha ripetuto le affermazioni, ‘confermando’ il coinvolgimento di Mosca. “Vediamo nelle foto riprese dai media internazionali, su Twitter, a disposizione del pubblico, delle persone che visibilmente sembrano legate alla Russia. L’abbiamo detto pubblicamente un numero infinito di volte”, ha detto la portavoce Jen Psaki del dipartimento di Stato. … “Psaki del dipartimento di Stato ammette che “l’affermazione secondo cui la fotografia apparsa sui media statunitensi è stata presa in Russia, non è corretta”. Ha spiegato che la foto era solo una parte di un progetto che non è stato utilizzato da Kerry nei colloqui. Psaki ha poi affermato di avere altre prove che collegano “i russi ai militanti armati” in Ucraina orientale, ma non avrebbe fornito dettagli”.
Il 25 aprile 2015 Justin Raimondo ha pubblicato un testo sulla situazione in Ucraina, cominciando dal caso della foto… Tratta la cosa nel modo corretto, quello della derisione, essendo un’operazione patetica: “E’ l’ora del dilettante alla CIA“… “Non c’è la propaganda di guerra di una volta, o forse ha qualcosa a che fare con questa diavoleria che chiamano Internet, ma l’ultima “prova” di truppe russe presumibilmente coinvolte direttamente nelle agitazioni delle zone orientali dell’Ucraina è stata smentita quasi subito, appena resa nota. Si scopre che una foto chiave, propagandata dal dipartimento di Stato degli Stati Uniti e dal New York Times come prova delle forze speciali russe in Ucraina, è stata presa dalla pagina su Instagram del fotografo. Sì, gente, è l’ora del dilettante alla CIA, o in qualsiasi agenzia spacciata per “intelligence”. La foto non è stata scattata in Russia, come il Times e i funzionari statunitensi hanno sostenuto, ma a Slavjansk, minando fatalmente la loro pretesa che questi fossero dei servizi speciali russi. Possiamo calcarlo fino alla disperazione. Dovevano fare qualcosa per salvare la loro credibilità in dissoluzione mentre l’operazione “anti-terrorista” del governo ucraino traballa appena cominciata. Con una scena davvero patetica, una falange di “forze speciali” ucraine su decrepiti trasporti truppa corazzati che avanza su Sloviansk e Kramatorsk, dove sono stati circondati da civili disarmati, disertando in massa  prontamente. E’ stata un’umiliante ritirata per il regime a Kiev: i funzionari ucraini si vantavano sui media internazionali che il loro potente esercito avrebbe sottomesso i “terroristi” in breve tempo...”
Eppure sono imperturbabili, cioè hanno imperturbabilmente ragione. Qualunque cosa accada, qualunque villania vengo svelata, nulla cambia la certezza che la potenza della gigantesca macchina passi in modalità superpotenza, che ha la resistenza del materiale più concentrato, più inespugnabile, ma anche più selvaggio. Così è l’”apparato” del blocco BAO che avanza ottuso e senza tema verso una drammatica, catastrofica, conclusione della crisi ucraina. Ciò che caratterizza la “propaganda” del blocco BAO nella crisi ucraina è l’aspetto raffazzonato, cui è sufficiente una semplice dichiarazione su una puerile ed evidente montatura. (Ecco perché, mettendo tra virgolette la “propaganda”, la cosa non ha lo spessore e la serietà professionale che caratterizza il campo). Ciò che caratterizza la diffusione di tale “propaganda” è la cieca accettazione, primitiva, “cui è sufficiente una dichiarazione” ufficiale di chiunque per scatenare immediatamente un articolo imperativo con tutti gli aspetti formali del giornalismo dalla forte pretesa professionale. La cosa è dovuta, in questo caso, al New York Times, indicandone la meschinità e straordinaria crudezza del metodo, dato che il “giornale di riferimento” del mondo civilizzato, niente di meno, è pronto senza esitazioni a tali manovre grossolane, senza l’ombra d’esitazione o minimo accenno di osservazione critica, senza alcuna verifica delle fonti, pubblicata letteralmente in modo automatico. Il caso della “foto”, come altri nella crisi in Ucraina, si compara ad analoghe azioni di propaganda (questa volta senza virgolette) come l’avvio della comunicazione a favore dell’attacco all’Iraq nel 2003. La nostra valutazione di tale propaganda di fine 2001 – inizio 2003, grezza com’era, era certamente più elaborata e studiata di quella attualmente diffusa in Ucraina. Anche la comunicazione del blocco BAO sulla crisi siriana, nelle sue varie montature, era più elaborata.
Tale grossolanità assoluta, da mezza tacca, è senza dubbio un’evoluzione del macchinismo attivo della politica-sistema. Nulla può fermarlo e non perde tempo con convenevoli e competenze vari, nel buio tutto è buono. Tutto ciò che viene presentato come “prova” è buono, anche quando l’inganno viene svelato, non per giustificare ma semplicemente accompagnare l’ovvio e inconfutabile. Il dipartimento di Stato s’è smentito due giorni dopo, ma in un modo così impudente che ne quasi se ne vanta: mentre le immagini non sono quello che diciamo essere, abbiamo le prove del coinvolgimento russo, che ci teniamo per noi, e che sono tanto più convincenti di quanto le foto non lo siano, perché si tratta del falso e dell’uso del falso; al più le prove false che vi mostriamo sono false; al più le vere prove che non vi mostriamo sono reali e giustificano ulteriormente la nostra politica; poiché il falso dimostratosi falso non può fermare per nulla la nostra corsa e non dimostra per nulla che non abbiamo ragione, al contrario, il vero che non vedrete ci da ragione nell’andare ancor più veloce e più lontano, ecc. Il discorso è orwelliano al secondo, terzo grado, al di là di ciò che immaginava Orwell. Da questo punto di vista, possiamo concludere che i dipendenti del Sistema che si agitano, i tirapiedi a Kiev, i giornalisti del NYT, i funzionari del dipartimento di Stato, non sono per nulla interessati alla validità delle loro azioni, ma corrono alla cieca, senza alcuna preoccupazione per il discernimento. La macchina è in funzione, la politica-sistema trascina tutto e ogni sfumatura di pensiero e indagine giudiziosa è irrilevante.
nyt-propaganda2Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Ucraina, tra spionaggio e repressione atlantista

Alessandro Lattanzio, 25/4/2014
10001575Ricerchiamo infiltrati e spie. Tre sono state prese ieri. Più di una dozzina è stata già catturata, siamo a circa 20“, segnalava Vjacheslav Ponomarjov, sindaco di Slavjansk, il giorno dopo lo scontro a fuoco alla periferia della città in cui un gruppo armato di Fazione Destra, a bordo di quattro vetture, aveva attaccato una barricata antimajdanista uccidendo due persone e ferendone gravemente un’altra. Anche due aggressori fascisti furono uccisi negli scontri. Tra le spie arrestate vi è il giornalista israelo-statunitense Simon Ostrovsky, “Questo giornalista, è stato arrestato dalle forze di autodifesa. Secondo le nostre fonti è un informatore di Fazione Destra“, avvertiva Ponomarjov. Va ricordato che i fascisti di Euromajdan hanno creato la “Sotnja ebraica”, un gruppo di teppisti guidati da sionisti e dal Mossad, i cui capi hanno ammesso in un’intervista alla TV israeliana di aver assassinato agenti delle forze di polizia ucraini tra dicembre 2013 e febbraio 2014. “Neo-fascismo e russofobia in Ucraina sono sostenuti e finanziati dagli oligarchi ebrei e dal regime sionista”. L’oligarca mafioso ucraino Igor Kolomojskij, nominato dai golpisti governatore della regione di Dnepropetrovsk, aveva annunciato una taglia da 10000 dollari per ogni “mercenario russo” catturato e 200000 dollari di ricompensa per ogni edificio dell’amministrazione regionale sgomberato. Il suo braccio destro Filatov aveva detto che i “militari” che a Marjupol, il 16 aprile, avrebbero ucciso tre attivisti anti-governativi e ferito altri 13, sono stati premiati con 43000 dollari. Evidentemente, se hanno ricevuto un simile premio, non si trattava di militari ma di squadristi e mercenari.
Il 24 aprile, sempre a Slavjansk, dopo che sconosciuti armati avevano attaccato un posto di blocco uccidendo due persone, si ebbe un nuovo scontro tra la milizia popolare locale e truppe ucraine che con carri armati e blindati  cercavano di entrare nella città, causando un altro morto e numerosi feriti. Le Forze di autodifesa di Slavjansk e Krasnij Liman riuscivano a respingere l’attacco a un posto di blocco a 3 km a nord di Slavjansk, costringendo almeno tre blindati a ritirarsi. “Il convoglio dei blindati ha ceduto terreno alla milizia popolare, dopo l’arrivo dei volontari dalla città di Krasnij Liman. Anche se disarmati, continueranno ad mantenere il punto strategico“. La TVRossija24 riferiva che due colonne di blindati ucraini stavano arrivando e che i cecchini prendevano posizione nei pressi dei blocchi. Il sindaco Ponomarjov riferiva “Siamo circondati e assediati. Ma le forze di autodifesa sono abbastanza forti da resistere. Abbiamo forze sufficienti, ma non così tante armi“. Il capo del servizio di sicurezza dell’Ucraina, SBU, Marina Ostapenko, diceva che i loro agenti continuano l’operazione speciale, senza rivelarne i dettagli. Le forze di autodifesa del Donetsk, affermano che ignoti avevano aperto il fuoco anche nella città di Artemovsk, “Un gruppo di persone armate è stato avvistato sull’autostrada Slavjansk – Slavjanogorsk. Un gruppo mobile si era diretto verso il checkpoint di Kombirkomochnij. Tuttavia subiva un’imboscata dalla vicina foresta: una persona è stata uccisa e un’altra ferita”. Ad Odessa, elementi armati hanno scagliato una bomba contro un posto di blocco, “L’esplosione è avvenuta alle 04:00 ora locale sulla strada che conduce a Ovidjopol, uno dei più grandi mercati della regione. I feriti affermano che un ordigno esplosivo è stato scagliato sul posto di controllo da un’auto di passaggio. Sette persone hanno avuto ferite alle gambe“. Il capo della polizia regionale Pjotr Lutsjuk ha detto “Che un gran numero di persone rimaste a Kiev senza supervisione è stato inviato ad Odessa. Non ne abbiamo bisogno. Sono venuti per creare una situazione instabile. Il popolo ha istituito 12 posti di blocco nella regione dallo status giuridico chiaro e in cui oltre 500 persone prestano servizio a turno“. Intanto le cinque miniere della società “Krasnodorugol” di Krasnodor, nella regione di Lugansk, entravano in sciopero. Questa società fa parte del gruppo SKM dell’oligarca ucraino Rinat Akhmetov, che controlla politicamente ed economicamente il territorio da 20 anni. Gli  scioperanti chiedono un aumento di 200 dollari al mese. Il sindacato giallo pro-Majdan, “Sindacato revisionato dei Minatori”, avevano indetto uno sciopero generale “per l’unità dell’Ucraina” il 17 aprile, ma lo sciopero è stato un flop ed invece dei minori furono radunati degli studenti.
pro_russian_militia_slovyansk_april_16Mentre Julija Timoshenko cancellava la visita negli Stati Uniti a seguito del rifiuto dei funzionari degli Stati Uniti d’incontrarla, il 22 aprile il vicepresidente statunitense Joe Biden si recava a Kiev per dire ai golpisti che gli Stati Uniti sono pronti a fornire aiuto economico al Paese e ad aiutare i capi a costruire un’“Ucraina unita” ed “energeticamente indipendente” dalla Russia. Così all’indomani del via libero di Biden per conto di Obama, Kiev avviava la nuova operazione militare contro i manifestanti dell’Ucraina orientale, annunciando che “L’operazione è di nuovo tornata in fase attiva“. Il segretario di Stato USA John Kerry “ribadiva che l’assenza di progressi misurabili nell’attuazione dell’accordo di Ginevra si tradurrà in un aumento delle sanzioni alla Russia“, e con il premier golpista Arsenij Jatsenjuk ha elogiato gli “importanti passi compiuti dal suo governo per sedare le tensioni” in Ucraina. A sua volta il ‘presidente’ golpista Turchinov, il 22 aprile affermava “Esigo che i servizi di sicurezza svolgano efficaci attività antiterrorismo volte a difendere i cittadini ucraini che vivono nell’est del Paese dai terroristi”, ovvero gli attivisti pro-federalizzazione di Kharkov, Donetsk, Gorlovka, Slavjansk e Kramatorsk. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov notava “Ora che Joe Biden ha visitato Kiev, l’operazione antiterrorismo è stata riattivata. Hanno aspettato l’arrivo del vicepresidente degli Stati Uniti per annunciare la ripresa di tale operazione, e poiché l’avvio di essa è avvenuta subito dopo la visita a Kiev del direttore della CIA John Brennan, non ho alcun motivo per non credere che gli statunitensi dirigano lo spettacolo. Se saremo attaccati, certamente risponderemo. Se i nostri interessi, i nostri interessi legittimi, gli interessi dei russi, saranno attaccati direttamente, come in Ossezia del Sud ad esempio, non vedo altro modo se non rispondere secondo il diritto internazionale. L’aggressione a cittadini russi è un attacco alla Federazione Russa. L’Ucraina è solo una manifestazione della riluttanza statunitense a cedere nella lotta geopolitica. Gli USA non sono pronti ad ammettere che Washington non può più dirigere da sola lo spettacolo in ogni parte del globo”. Nel frattempo, spaventata l’Unione europea chiede ai golpisti a Kiev di astenersi dalla violenze, “Pur riconoscendo il diritto dell’Ucraina di intraprendere azioni legittime per difendere la sovranità dell’Ucraina e l’integrità territoriale, chiediamo alle autorità di astenersi dall’uso della violenza che potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione“, dichiarava Michael Mann, portavoce dell’Alto rappresentante per gli affari esteri dell’UE Catherine Ashton. “Le forze dell’ordine in Ucraina dovrebbero operare, ma con spirito pienamente in linea con l’accordo di Ginevra“.
Il ministero degli Esteri russo dichiarava “che la Russia insiste sulla de-escalation immediata della situazione nel sud-est dell’Ucraina, sul ritiro delle divisioni dell’esercito ucraino e l’inizio di un vero dialogo inter-ucraino con tutte le regioni e gli enti politici del Paese”. Mosca è “sorpresa” dall’interpretazione dei golpisti dell’accordo a Ginevra adottato da Russia, Ucraina, Stati Uniti e Unione europea il 17 aprile. Nonostante la richiesta di disarmo a “tutti i gruppi armati illegali“, come specificato dall’accordo, Kiev, Washington e numerosi capi europei “continuano a insistere sulla necessità di far ‘consegnare le armi’ solo ai cittadini ucraini che difendono i propri diritti nel sud-est dell’UcrainaCon ciò le potenze occidentali ignorano le continue azioni provocatorie dei gruppi di estrema destra, tra cui la cosiddetta Fazione Destra“, che hanno avuto luogo a Kiev e nelle città ucraine del sud-est, “causando la morte di diverse persone nella notte del 20 aprile“. E il Presidente Vladimir Putin avvertiva, “Se il regime di Kiev ha iniziato  operazioni militari contro la popolazione del Paese, senza dubbio compie un crimine assai grave”. Secondo Putin la situazione in Ucraina orientale dimostra che la Russia aveva ragione a sostenere la Crimea quando decise il referendum, “Altrimenti vi avremmo visto le stesse cose che accadono oggi nella parte orientale dell’Ucraina, o peggio. È una prova in più del fatto che abbiamo agito bene e in tempo. Se le autorità attuali Kiev fanno ciò, allora sono una giunta. Per prima cosa non hanno un mandato nazionale. Potrebbero avere una qualche legittimità solo nel quadro del parlamento. Il resto degli organi di governo è  per vari motivi illegittimo. Questa è un’operazione punitiva che avrà conseguenze per coloro che l’hanno decisa. Ora accade che Fazione Destra e altre organizzazioni radicali non sono state disarmate e nessuno a Kiev è stato liberato. Al contrario, hanno cominciato a legalizzare tali gruppi. E chi li  legalizza? Si deve seguire la via del dialogo tra tutti gli abitanti del Paese, ovunque essi vivano. Invece di rendersi conto che c’è qualcosa di sbagliato nello Stato ucraino e di tentare di negoziare, minacciano un maggiore uso della forza e sono arrivati al punto di inviare carri armati e aerei contro la popolazione civile. Questo è un altro gravissimo crimine commesso dai governanti a Kiev di oggi”. “Se l’occidente tenta di danneggiare l’influenza della Russia nel mercato mondiale dell’energia, i suoi sforzi saranno controproducenti” dichiarava ancora il presidente russo. “Per influenzare realmente il mercato mondiale petrolifero di un Paese, dovrebbero aumentare la produzione e ridurre i prezzi, cosa che attualmente solo l’Arabia Saudita può permettersi. Se aumenta la produzione mondiale di petrolio, il prezzo potrebbe scendere a circa 85 dollari al barile. Per noi il calo da 90 a 85 dollari al barile non è critico. Nel frattempo la Russia provvede a un terzo del fabbisogno energetico dell’Europa. La Finlandia, ad esempio, è assai vicina alla Russia economicamente, in quanto riceve il 70 per cento del gas dalla Russia. L’Europa può smettere di comprare gas russo? Penso che sia impossibile… Riusciranno a danneggiarci? È difficile immaginarlo. Se i prezzi diminuiscono nel mercato globale, l’emergente industria del scisto ne morirà. I proventi del petrolio e del gas danno un grande contributo al bilancio russo, una grande parte con cui decidiamo i nostri programmi di governo, naturalmente, rispettando i nostri obblighi sociali”.
kiev-clashes-rioters-019_siLe azioni della Russia hanno violato la logica del cambio di regime, il cui scopo era sostituire il Presidente Janukovich con un governo filo-occidentale che avrebbe organizzato rapidamente alcune elezioni per avere legittimità estera e cominciare ad avvicinare l’Ucraina alle strutture europee ed euro-atlantiche”, dichiarava Aleksej Pushkov, a capo della commissione esteri della camera del Parlamento russo. “Questo è il motivo per cui la Russia è ora oggetto di feroci critiche da parte dell’occidente. Si noti che Paesi come Cina, India, Corea del Sud, Giappone, Indonesia, Egitto, Sud Africa e così via, raramente criticano la Russia, mentre tutte le critiche provengono esclusivamente da Europa, Stati Uniti e Canada“. Nel frattempo la Russia avviava ampie esercitazioni militari al confine con l’Ucraina. “L’ordine di usare la forza contro i civili è già stato dato e, se questa macchina militare non viene arrestata, il numero delle vittime potrà solo crescere“, dichiarava il ministro della Difesa russo Sergej Shojgu.  “Le esercitazioni della NATO in Polonia e Stati baltici, inoltre, non aiutano a normalizzare la situazione. Siamo costretti a reagire a tale situazione“. Le esercitazioni riguardano schieramento e manovre delle forze dei distretti militari meridionali e occidentali russi, ed esercitazioni dell’aeronautica russa. Shojgu dichiarava che 11000 soldati, 160 carri armati, 230 blindati e almeno 150 pezzi di artiglieria ucraini erano coinvolti nelle operazioni contro gli attivisti anti-golpisti. “Unità della Guardia Nazionale ed estremisti fascisti combattono la popolazione pacifica, così come l’unità ‘antiterrorismo’ dei volontari del Donbas. Anche le forze di sicurezza inviate a Lugansk e Donetsk da altre zone del Paese reprimono il dissenso“. Shojgu aggiunse che unità di sabotaggio ucraine erano state dispiegate nei pressi del confine con la Russia. Russia e NATO sono a un confronto diretto, dichiarava il Segretario dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) Nikolaj Bordjuzha, “In effetti, a causa delle azioni di certi Paesi della NATO, siamo allo scontro diretto. Tenendo conto dell’evoluzione della situazione nel mondo, la CSTO potrebbe riconsiderare i propri obiettivi, sia regionali che globali. Il desiderio di certi Stati, volti a creare una spaccatura tra i Paesi slavi, separando l’Ucraina dalla CSI, è tra le ragioni della crisi. Negli ultimi due decenni l’Ucraina ha evitato l’opportunità di prendere collettivamente decisioni sulla sicurezza. Non è mai diventata membro a pieno titolo della CSI, né firmato la Carta, anche se ha partecipato alle attività della CSI. La leadership ucraina ha sempre avuto una particolare posizione su questo tema. Il desiderio di certi Stati di suscitare una spaccatura tra i Paesi slavi, separare l’Ucraina da CSI e confinanti con cui condivide la storia, è tra le ragioni della crisi. Ora vediamo il risultato di ciò che accade in Ucraina da molti anni. E’ molto difficile far apparire una generazione russofoba. Molto tempo e sforzi vi sono stati spesi. Campi di addestramento hanno operato per anni, con istruttori provenienti da diversi Paesi che hanno diretto le élite politiche, creando le cellule di quello che più tardi divenne Majdan. Vediamo e capiamo ciò che accade in Ucraina. Eppure cerchiamo di fare poche dichiarazioni sulla situazione, vedendo l’attività dei rappresentanti della NATO. Parlando della necessità di punire la Russia con sanzioni e ribadendo che la Russia ne risponderà, s’istigano tali eventi. In questo contesto, non dobbiamo comportarci nello stesso modo anche se non trascureremo gli eventi in corso in Ucraina. Noi non contribuiremo al peggioramento della situazione“.
La NATO schierava in Polonia 150 paracadutisti della 173.ma Brigata dell’esercito statunitense di base in Italia; altri 450 li raggiungeranno. Oltre alle truppe, gli Stati Uniti hanno anche inviato 12 jet da combattimento F-16 con 300 loro equipaggi; altri sei caccia F-15 con circa 60 effettivi e due aerocisterne KC-135 sono in Lituania, mentre la fregata USS Taylor è nel Mar Nero. “Gli Stati Uniti sono l’unico Paese che risponde al problema“, ha detto Witold Waszczykowski, diplomatico e parlamentare polacco, ex-ministro degli Esteri del Paese. Infine, il 3 aprile, Obama firmava un disegno di legge che assegna 10 milioni di dollari alle radio della CIA Voice of America e Radio Free Europe/Radio Liberty, per trasmettere notizie in tartaro, ucraino e russo. “L’organizzazione di copertura statunitense dell’operazione Radio Liberty, era il Comitato americano per la liberazione dei popoli della Russia, ovvero Klasov Komitet Osvobozhdenija Narodov Rossij, un’ente creato dalle SS e dal ministero degli Esteri nazista nel 1941“. L’asse tra nazisti ed atlantisti ha radici che sprofondano nell’oscurità del XX secolo.

Bye Bye Bandar

Eric Draitser New Oriental Outlook 24/04/2014
Prince_Bandar_bin_Sultan_with_G.W._BushIl recente licenziamento del capo dell’intelligence saudita, principe Bandar bin Sultan, è un significativo sviluppo nella regione, ma non segna un cambiamento fondamentale. Anche se il licenziamento di un uomo a lungo noto come “Bandar Bush” rappresenta la dipartita di un’infame figura del regime dagli stretti legami con l’élite politica statunitense, la Casa dei Saud rimane l’autorità indiscussa in uno dei principali Stati clienti di Washington. Detto ciò, l’uscita senza cerimonie di Bandar potrebbe essere un segno che certe politiche della monarchia saudita, in primo luogo l’uso delle reti estremiste wahabite per raggiungere obiettivi politici in Siria e altrove, potrebbero subire un cambio strategico. Inoltre, tale sviluppo potrebbe anche essere un’indicazione che la natura dei rapporti di Riyadh con Washington potrebbero cambiare, se non altro almeno superficialmente e gradualmente.
Bandar, la Siria e la scacchiera geopolitica
È un segreto di Pulcinella che il principe Bandar bin Sultan sia l’architetto e principale regista della strategia dell’Arabia Saudita in Siria, e in diversa misura, a seconda a cui lo si chiede, la figura centrale della strategia geopolitica dell’Arabia Saudita nel Medio Oriente in generale. Con il suo illustre (famigerato) curriculum di alto negoziatore dell’Arabia Saudita nella strategia geopolitica occidentale e saudita, non sorprese molti osservatori quando nel 2012 Bandar fu nominato capo dei servizi segreti dal re saudita, con il compito specifico di gestire destabilizzazione e la sovversione della Siria per mano di Riyadh. Jamal Khashoggi, commentatore saudita di primo piano legato alla famiglia reale, rilevò al momento che “C’era la sensazione che servisse un’intelligence più forte e Bandar ha una passato di questo tipo… assistiamo all’inizio di un nuovo Medio Oriente con la caduta del regime del presidente siriano (Bashar al-Assad). Siamo preoccupati per la Giordania e il Libano“. Dichiarazioni come queste si limitavano a confermare l’ampia comprensione che la nomina di Bandar segnasse più di un semplice cambio di leadership, anzi che facesse parte di un’ampia iniziativa dei sauditi per utilizzare il loro apparato d’intelligence per influenzare gli eventi della regione e, così facendo, mantenere e rafforzare la posizione dominante saudita nel grande Medio Oriente. Visto in questo modo, Bandar, anzi tutta la politica saudita nei confronti della Siria, può essere intesa come una mossa per consolidare il potere saudita attraverso la destabilizzazione. In effetti, per un momento almeno, sembrò che Bandar avesse successo nel suo obiettivo di rovesciare Assad e puntellare l’influenza saudita. Il quotidiano israeliano Haaretz pubblicò un articolo nel luglio 2012, poche settimane dopo la nomina di Bandar, in cui l’autore spiegò che: “La ragione principale della sua nomina (di Bandar) ora, è che l’Arabia Saudita prepara la prossima fase in Siria, dopo che il Presidente Bashar Assad lascerà la scena politica in un modo o nell’altro e la Siria diventerà un campo di battaglia per l’influenza… Bandar è considerato l’uomo della CIA a Riyadh… è noto come persona che prende decisioni rapide e non risparmia risorse per raggiungere gli obiettivi… commentatori sauditi dicono che Bandar fosse uno dei responsabili della decisione di finanziare i ribelli siriani, e anche di comprargli le armi. Dicono che la richiesta saudita che Assad si dimettesse rientrasse nella strategia di Bandar… La politica saudita in Siria è strettamente coordinata con gli Stati Uniti”.
In sostanza quindi, Bandar dovrebbe essere inteso come il cardine fondamentale nella postura geopolitica e strategica di Riyadh in tutta la regione; allo stesso tempo ponte tra Riyadh e Washington e manager che “si sporca le mani” con il duro lavoro dell’organizzazione dell’armamento e del finanziamento dei jihadisti in Siria, molti dei quali furono inviati nel Paese tramite le reti wahhabite del regno. Tuttavia, è la sua intimità con l’intelligence degli Stati Uniti che rende la sua influenza particolarmente significativa, considerando la distanza politica che l’amministrazione Obama ha cercato di mantenere nella campagna di destabilizzazione in Siria. In questo modo, Bandar ha agito come surrogato di Washington, attuando doverosamente politiche in linea con gli interessi degli Stati Uniti, fornendo “la smentita plausibile” all’amministrazione sulla sovversione in Siria. Secondo il Wall Street Journal, “Loro (i funzionari sauditi) ritenevano che il principe Bandar, veterano degli intrighi diplomatici di Washington e del mondo arabo, potesse fornire ciò che la CIA non poteva: carichi di denaro e armi e, come un diplomatico statunitense ha confessato, il grande sotteso peso saudita“. L’influenza di Bandar sulla questione Siria non si  fermava alla gestione della crisi e alle relazioni con gli Stati Uniti. In realtà, Bandar divenne l’emissario principale della Casa dei Saud, de facto la voce del re, tentando d’influenzare tutte le parti nella crisi e di strappare il risultato desiderato a Riyad. Fu a tal fine che Bandar visitò il presidente russo Putin nell’estate del 2013, al culmine dei rulli di guerra degli Stati Uniti contro la Siria, cercando di convincere Mosca a fare un accordo abbandonando il suo sostegno al presidente siriano Assad. Secondo i documenti trapelati sulla riunione, Bandar avrebbe offerto cooperazione alla Russia su una serie di crisi, tra cui la sospensione del terrorismo per le Olimpiadi invernali del 2014 a Sochi, in cambio dell’acquiescenza della Russia sulla questione della Siria. Il rapporto trapelato definì l’incontro burrascoso, con il presidente russo Putin profondamente indignato dalla sfacciataggine delle minacce di Bandar, che senza dubbio presentò quali “assicurazioni”. Anche se il tenore reale e specifico della riunione potrebbe essere un’interpretazione, ciò che è chiaro è che Bandar non riuscì a garantirsi un qualsiasi cambiamento significativo di Mosca sulla Siria. In effetti, si potrebbe sostenere che il suo stile da realpolitik ampollosa gli si ritorse contro, indurendo volontà e impegno pro-Assad della Russia. Inoltre, ci fu ampia speculazione sulla stampa internazionale secondo cui Bandar era direttamente coinvolto nell’invio di armi chimiche ai combattenti jihadisti in Siria, in particolare che Bandar avesse permesso l’invio del gas sarin usato nell’attacco chimico su Ghuta, sobborgo della capitale siriana Damasco. I resoconti sul coinvolgimento di Bandar, provenienti sia da esperti dell’intelligence che da ribelli siriani, coincidono con il fatto che fossero i sauditi stessi, senza dubbio organizzati da Bandar, che da subito accusarono dell’utilizzo del sarin il governo di Assad. Quindi, sembrerebbe che fin dall’inizio, la strategia di Bandar di rovesciare il regime di Assad comprendesse l’invio di armi, anche chimiche, ai jihadisti sponsorizzati dai sauditi, e quindi di usarle negli attacchi da essi stessi perpetrati per incolparne il governo di Damasco. Gli amici e compari di poker di Bandar a Langley, ne erano indubbiamente orgogliosi.
Oggi, quasi due anni dopo la nomina di Bandar a capo dei servizi segreti e “Maestro di Cerimonie” dell’assalto alla Siria, il governo di Assad è ancora al suo posto, molto più radicato e stabile di quanto non lo fosse nel 2012, ed è invece Bandar che è stato rimosso. Nonostante i suoi piani ben definiti e le connessioni profonde in tutta la regione, Bandar ha fallito nel suo tentativo di rovesciare Assad e destabilizzare la Siria fino al punto di farla esplodere. Forse più di ogni altra cosa, tale fallimento ha portato alla sua estromissione.
L’uomo di Riyadh a Washington, l’uomo di Washington a Riyadh
Ciò che fa di Bandar un pezzo fondamentale del puzzle geopolitico sono i suoi rapporti intimi con l’establishment politico, diplomatico e d’intelligence degli Stati Uniti. Dopo aver trascorso la maggior parte della sua carriera come inviato saudita a Washington, Bandar divenne una figura indispensabile nell’ultradecennale “rapporto speciale” tra i due Paesi. David Ottaway, autore di The King’s Messenger: Prince Bandar bin Sultan and America’s Tangled Relationship with Saudi Arabia, ha osservato nella sua importante biografia che Bandar ha avuto a che fare con “cinque presidenti degli Stati Uniti, dieci segretari di Stato, undici consiglieri per la sicurezza nazionale, sedici sessioni del Congresso, i turbolenti media statunitensi e centinaia di politici avidi… (era) sia il messaggero esclusivo del re che il fattorino della Casa Bianca“. Il brano di sopra illustra molto chiaramente come Bandar fosse molto più che un diplomatico saudita negli Stati Uniti. Piuttosto, era il rappresentante del sistema imperiale USA-NATO-GCC che poteva sempre manovrare tra i circoli del potere a Washington e Medio Oriente, un uomo che non rappresentava semplicemente il suo Paese, ma che parlava per, e affrontava, l’establishment politico di entrambi i Paesi. L’elenco dei soli successi di Bandar lo dimostra chiaramente.
Bandar vantava un ampio curriculum tra cui assicurarsi gli aerei AWACS per Riyadh nonostante le obiezioni di Tel Aviv, nel 1980; inviare denaro e armi, nonché il reclutamento di combattenti, per i mujahidin che combatterono i sovietici in Afghanistan; finanziare i contras del Nicaragua e il finanziamento da 10 milioni di dollari a politici anticomunisti in Italia. Bandar ebbe anche il merito d’intermediare l’affare assai importante sui diritti sulle basi statunitensi in Arabia Saudita nella prima guerra del Golfo. Il suo stretto e infame rapporto con George HW Bush, comprese l’ampia rete della CIA cui Bush era a capo. In realtà, Bandar e George Bush (sia il vecchio che il giovane) gli erano così vicini che il principe si guadagnò il soprannome di “Bandar Bush”, un soprannome ancora attuale. Il fatto che Bandar attraversasse le amministrazioni, mantenendo sempre i suoi importanti stretti legami, necessari per un uomo nella sua posizione, dimostra che fosse molto più di un abile politico e diplomatico. Piuttosto, Bandar era il vero rappresentante del sistema militare-industriale-imperiale in cui gli Stati Uniti dominano e in cui l’Arabia Saudita è situata comodamente. Bandar ha rappresentato un ponte tra i diversi ingranaggi di quel sistema. E’ per tale  motivo che il suo licenziamento è così significativo. Non solo la dipartita di Bandar segna un cambiamento nella politica saudita in Siria, ma indica che la relazione unidimensionale tra Washington e Riyadh può subire un cambiamento fondamentale.
Si dovrebbe essere cauti però a non confondere la dipartita di Bandar con quella dell’alleanza che tiene da decenni. Invece, si dovrebbe vederla come una semplice evoluzione geopolitica e strategica sulla Siria e, anzi, sull’intera regione. Con l’Arabia Saudita che accetta il fallimento della sua politica in Siria, e riconosce la natura mutevole della regione con un nuovo governo amico in Egitto, Riyadh rinnova la propria politica. In tal modo, Bandar, simbolo del potere saudita per decenni, è diventato l’agnello sacrificale. Purtroppo, il potere e il denaro che Bandar fedelmente ha rappresentato per tutti questi anni, rimangono. Così anche l’esportazione dei combattenti wahhabiti e dell’ideologia estremista che l’Arabia Saudita sfrutta come mezzi per migliorare la sua agenda politica. Fino a quando questi non saranno delegittimati e smantellati, nessuna singola dipartita, nemmeno di un’”inossidabile” come il principe Bandar, cambierà radicalmente la politica saudita o della regione.
cn_image.size.9-11Eric Draitser è un analista geopolitico indipendente di  New York City, fondatore di StopImperialism.org ed editorialista per RT, in esclusiva per la rivista online “New Oriental Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

La CIA: photoshoppare la crisi in una guerra

Wayne Madsen Strategic Culture Foundaton 24/04/2014_74361102Una grande operazione cospirativa della Central Intelligence Agency si svolge in Ucraina orientale, dove, nell’era di Photoshop e della vendita di toppe militari per corrispondenza, le foto degli stessi barbuti commando delle “forze speciali” russe a Slavjansk e Kramatorsk, in Ucraina quest’anno, e in Georgia nel 2008, vengono sfruttate con successo dai media corporativi e dall’ambasciatore ucraino presso la sede dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) a Vienna. L’operazione segreta segue la visita del direttore della CIA John Brennan a Kiev, dove ha fornito consulenza sull’intelligence per la giunta illegale che ora governa il Paese…
L’idea che un soldato in servizio attivo delle Forze Speciali russe abbia la barba lunga è risibile. Nessuno nei media aziendali occidentale ha detto che la barba lunga per gli effettivi dei commando delle forze speciali sia un rigoroso tabù, perché i capelli lunghi possono essere dannosi nei combattimenti corpo a corpo. Capelli e barbe lunghi non sono ammessi nelle forze speciali, a meno che non sia necessario come travestimento per missioni speciali, come le barbe coltivate dalle forze speciali statunitensi entrate in Afghanistan dopo gli attacchi dell’11/9, per fare causa comune con le varie forze della guerriglia anti-taliban. Alle Forze Speciali statunitensi fu permesso di portare la barba e far crescere i capelli perché apparendo nelle aree tribali senza capelli, sarebbero risaltati quali stranieri. In generale, tuttavia, le potenziali vulnerabilità sono insite nei capelli lunghi che possono essere tirati da un avversario, anche la barba; ed è per questo che Navy SEALS, Berretti Verdi e Gruppo ALFA russo hanno norme rigorose sui capelli lunghi per il personale militare attivo, tranne in circostanze insolite come l’Afghanistan. Nel 2010, alle unità delle forze speciali negli Stati Uniti in Afghanistan fu ordinato di radersi e conformarsi ai regolamenti militari.
Il misterioso commando russo in Ucraina e in Georgia è un’altra ridicola “operazione cospirativa”  ovviamente ideata dal governo ucraino appoggiato dalla CIA per raccogliere il sostegno dell’OSCE a Vienna. Se l’esercito russo avesse schierato Forze Speciali capellute e barbute in Ucraina e Georgia, certamente non avrebbero indossato toppe militari russe. Le forze speciali statunitensi barbute dispiegate in Afghanistan, indossavano abiti locali e andavano a cavalli al fine di confondersi. I cosiddetti commando russi barbuti sono probabilmente foto photoshoppate, è certo non tentavano di confondersi con la popolazione locale. Le foto sono state riprese anche dall’OSCE e dai media, mostrando sempre lo stesso preteso commando russo mascherato in Crimea e Slavjansk. Riguardo la toppa degli Spetsnaz russi, con l’emblema pipistrello indossato dal commando ‘barbuto’ interessato, può facilmente essere acquistata su E-Bay per 4,99 dollari. Altre toppe delle forze speciali russe possono essere acquistate sempre su E-Bay, tra cui il Berretto Magenta dei “Lupi Mananri”, le toppe dell’unità “Tifone”, dei paracadutisti, dell’unità “Mangusta” per la guerra speciale, dell’unità da guerra elettronica, dell’unità per la guerra in montagna del Caucaso, dell’unità “Scorpione”, del gruppo ALFA e dell’unità speciale della polizia OMON. E’ solo un altra cospirazione targata CIA, perché questo è ciò che la CIA definisce operazioni avversarie  nel suo manuale del 1985 sulla destabilizzazione: un manuale tratto fuori dalla naftalina dalla CIA e utilizzato appieno nell’Ucraina di oggi.
Il manuale della CIA del gennaio 1985, “Indicazioni sull’instabilità politica in Paesi chiave”, fornisce gli indicatori su come l’opposizione “pianifica cospirazioni” per rovesciare i regimi presi di mira. Il manuale fu redatto dalla direzione d’intelligence della CIA. Quando fu pubblicato, William Casey, maestro delle cospirazioni criminali come l’affare Iran-contra e l’operazione delle contromisure del 1980 “October Surprise”, era direttore della CIA. E’ ovvio che la CIA utilizzi le operazioni da cospirazione in Ucraina per far prolungare il potere a Kiev delle fazioni golpiste. Tra le operazioni d’instabilità citate nel manuale della CIA vi sono “manifestazioni e disordini”. La CIA ha posto e continua a porre grande importanza alle manifestazioni, e s’è visto nella grande quantità di denaro che gli Stati Uniti hanno speso per fomentare la dimostrazione Euromaidan a Kiev. Secondo il manuale della CIA, le manifestazioni hanno un’efficiente influenza destabilizzante quando aumentano di dimensione ed intensità, si diffondono in altre città, persistono per sempre più giorni e quando la repressione governativa delle manifestazioni s’intensifica. Il manuale della CIA pone l’accento sui media che diventano sempre più favorevoli o critici verso i manifestanti. A Kiev e Ucraina occidentale, i media furono usati per sostenere le manifestazioni contro il governo di Viktor Janukovich. Tuttavia, nella parte orientale e meridionale dell’Ucraina, i media occidentali sono stati invitati a criticare le manifestazioni dei filo-russi. La CIA dedica più o meno tempo ai media che seguono le manifestazioni critiche destabilizzanti un governo. L’attenzione dei media su Euromaidan fu eccessiva, perché la CIA riteneva che favorisse le forze anti-Janukovich. Nella parte orientale e occidentale dell’Ucraina, tuttavia, vi è scarsa attenzione alle manifestazioni pro-russe dai parte dei media occidentali. La CIA ritiene importante anche evidenziare i casi in cui elementi delle forze di sicurezza si alleano ai manifestanti. Tuttavia, si avvera anche l’inverso. Quando elementi dei servizi militari e di sicurezza ucraini hanno iniziato ad allearsi ai federalisti filo-russi in Ucraina orientale, i media ammutolirono o le rigettarono come “teorie del complotto”. E’ importante ricordare che il manuale CIA si affida solo alle operazioni cospirative su cui mantiene un controllo totale. Quando la CIA cerca di mantenere l’unità nazionale, il manuale della CIA afferma che è importante, per il governo centrale, garantirsi che l’autorità centrale al di fuori della capitale non sia erosa. Un modo per evitare questo rischio è attuare le direttive per le autorità locali, come “prestare servizi e la raccolta delle imposte”. D’altra parte, quando la CIA cerca di spezzare un Paese, promuove l’opposizione al governo centrale cambiando lo “status” politico o sociale dei gruppi che promuovono l’intolleranza religiosa o sopprimono una lingua o cultura delle minoranze. Ironia della sorte, il governo appoggiato dalla CIA a Kiev fa esattamente ciò che la CIA ritiene necessario per spezzare la nazione reprimendo lingua e altri diritti della minoranza russofona nella parte orientale e meridionale dell’Ucraina. Il manuale della CIA sottolinea che è importante mobilitare figure religiose contro il governo preso di mira e coinvolgere “preti, suore o altri chierici” in attività antigovernative. Contrapporre i dirigenti della Chiesa ortodossa ucraina ai loro omologhi russi ortodossi fa parte del piano della CIA in Ucraina.
Un fattore chiave nella destabilizzazione delle nazioni prese di mira è l’uso dichiarato della CIA delle “misure di austerità imposte dal FMI”. L’utilizzo del Fondo monetario internazionale per fare pressione sul governo Janukovich era un elemento importante per rovesciarne il governo mentre l’inflazione su cibo, energia e altro contribuiva a portare la classe media ucraina a sostenere i golpisti. Il FMI, un’organizzazione corrotta, iniziò chiedendo al governo Janukovich di frenare la corruzione pubblica endemica. Fu uno dei punti di pressione utilizzati dai golpisti per indebolire il sostegno al governo democraticamente eletto. Il manuale della CIA sottolinea inoltre l’importanza della distruzione dei simboli del regime peso di mira e la loro sostituzione con “simboli del nazionalismo popolare”. La distruzione delle statue in onore degli eroi di guerra russi e sovietici da parte dei nazionalisti ucraini che cercavano di sostituirle con le statue di capi nazisti ucraini come Stepan Bandera, è parte integrante del manuale della CIA del 1985 su come destabilizzare governi e Stati nazionali. Danneggiare la credibilità di un leader di governo presso il pubblico rientra nei piani della CIA. Il manuale del 1985 cita la diffusione di storie sul comportamento “irregolare” di un leader preso di mira quale metodo chiave nel minarne il controllo. Gli esempi citati sono: “trascurare i suoi doveri (che i golpisti ucraini hanno usato come pretesto per spodestare Janukovich), essere influenzati da persone esterne al governo (coniuge, astrologo o chiromante, amante, soci d’affari, ecc), bere, drogarsi, ecc.”) Il manuale della CIA afferma inoltre che è cruciale  che i capi dell’opposizione siano ritratti come “moderati” e “in grado di controllare i pazzi”. Ciò viene usato dalla CIA per supportare i neo-fascisti del partito Svoboda di Oleg Tjagnibok e i neo-nazisti del partito Fazione Destra. Un altro fattore che la CIA utilizza per minare un leader suo obiettivo è organizzare i media in modo che critichino apertamente il leader attraverso battute e altre forme di satira.
Nell’epoca di Photoshop e degli ordini on-line di toppe militari, la CIA crede che i suoi sporchi trucchi in Ucraina passino inosservati. Tuttavia, il trucco è che la CIA spaccia vecchi metodi come  nuovi.
ciaLa ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Le ONG statunitensi in Ucraina: strumenti della politica estera di Washington

Nikolaj Bobkin Strategic Culture Foundation 23/04/2014
10256449Il vicepresidente John Biden è venuto a Kiev per vedere con i propri occhi l’evolversi degli eventi nel Paese. Qui è importante affermare il fatto che l’Ucraina serve a irritare Mosca, che può divenire sua nemica ed è l’unica cosa che Washington vuole dall’Ucraina. La situazione nel Paese è peggiorata al punto da portarlo sull’orlo della guerra civile, ma a Washington non importa. La cosa principale è mantenere al potere il regime fantoccio. Biden è l’autore della politica delle “rivoluzioni colorate” e responsabile di disordini in altri Paesi. Per lui, l’Ucraina è solo un altro banco di prova, come il Nord Africa… Gli statunitensi non sono persone incline alla fantasia, hanno sempre un modello da seguire e misurano tutte le altre nazioni con il loro “criterio democratico” ignorando caratteristiche razziali e religiose. La stessa cosa si ripete a Kiev. La Casa Bianca dice che Biden incontrerà i capi della società civile per discuterne il ruolo nel rafforzamento delle istituzioni democratiche. Non è un caso che le ONG siano al centro della sua attenzione, miliardi di dollari vengono spesi per tenerle a galla per produrre i risultati previsti. Il governo dell’Ucraina ha utilizzato ogni occasione per sottolineare la sua indipendenza, mentre è abbastanza docile e remissivo verso tutte le organizzazioni non governative e le agenzie speciali straniere che agiscono nel territorio dell’Ucraina. Non importa che le ONG statunitensi sottolineino sempre quanto aperte, democratiche e trasparenti siano, in realtà agiscono come un club dai criteri di arruolamento  normalmente praticati dalla CIA quando sceglie gli agenti per le missioni per rafforzare l’influenza statunitense. Come regola generale, le posizioni principali sono detenute da soggetti appositamente selezionati e pronti a rappresentare gli interessi degli Stati Uniti in altri Paesi, l’Ucraina nel caso specifico, in cambio di una remunerazione finanziaria. Cercano di coinvolgere esperti ed élite ucraini nelle loro attività, mentre conferenze e seminari vengono utilizzati per raccogliere informazioni su politica, potenziale militare, economia, così come vita religiosa e sociale del Paese. Successivamente i dati vengono inviati ai corrispondenti centri di elaborazione delle informazioni e  analisi negli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti rappresentano la maggior parte delle ONG straniere in Ucraina, tra cui ad esempio le ben note NDI (National Democratic Institute), IRI (International Republican Institute), e NED (National Endowment for Democracy). L’ambasciata degli Stati Uniti in Ucraina è attivamente coinvolta nel finanziamento estero e nella distribuzione di sovvenzioni. L’internazionale “Vozrozhdenie” è tenuta in speciale considerazione, incaricata di 500-600 progetti. L’organizzazione è un’idea del magnate finanziario George Soros. Per meriti eccezionali “Vozrozhdenie” è incaricata dei fondi destinati a media, assistenza sanitaria, sociologia e altre necessità. La Polonia ha ricordato di recente che alcuni territori dell’Ucraina le appartenevano in passato, quindi ha avviato un’attiva propaganda nelle zone di confine. Non svolge tali attività in modo indipendente; gli Stati Uniti usano le ONG polacche come strumenti della loro politica estera.  Il ruolo della Polonia è limitato all’espansione della presenza delle ONG statunitensi in Ucraina. La missione è la stessa, raccogliere informazioni e inviarle agli Stati Uniti, così come creare fonti informative al servizio degli interessi degli Stati Uniti nella regione. Oltre la russofobia, Polonia e Stati Uniti istigano e provocano l’ostilità degli ucraini verso la Russia. Le ONG polacche hanno diffuso una rete di filiali operanti formalmente nell’ambito della società civile. I nazionalisti radicali di Pravy Sektor hanno la loro parte nelle attività. La Polonia opera costantemente per penetrare Stato e strutture pubbliche ucraini. Si prenda la Fondazione degli aiuti ai polacchi in Oriente (Fundacja Pomoc Polakom na Wschodzie), fondata nel 1992 da Ministero delle Finanze, Ministero degli Esteri, Senato e Ministero della Cultura  polacchi. Gli obiettivi ufficialmente dichiarati è  prestare aiuto alla diaspora dei Kresy (“confini orientali), sviluppando lingua, cultura, spirito nazionale e coscienza di sé dei polacchi, creando condizioni favorevoli ai progetti politici, cooperando con organizzazioni polacche all’estero per collegarle con i gruppi polacchi. Ma basta dare uno sguardo a coloro che dirigono la Fondazione per capirne lo stretto collegamento con lo Stato: i suoi servizi speciali e l’apparato della propaganda. Ora Varsavia ha mano libera per espandere la propria influenza in Ucraina, mentre il governo ucraino ha dimenticato che governa un Paese indipendente, consentendo a Stati Uniti e Polonia di fare ciò che vogliono sul suolo ucraino. L’Ucraina è diventata una base sicura per le ONG che propagano estremismo, separatismo e nazionalismo, e sono coinvolte nella manipolazione delle persone fino alla vera e propria ingerenza negli affari interni. Secondo diverse stime, ci sono oltre 500 ONG internazionali che utilizzano Internet come strumento operativo principale. Molto spesso assumono il ruolo di giudici della politica statale e dell’opinione pubblica. Agiscono in base a ciò che gli Stati Uniti gli dettano per divenire una forza radicale. Vi sono gruppi speciali interagenzia della comunità d’intelligence USA che coordinano le attività delle ONG in Ucraina. Per esempio, il National Intelligence Council (NIC) controlla la National Intelligence per la Russia e l’Eurasia nella sua struttura. L’unità è sottoposta al direttore della National Intelligence ed è responsabile del National Intelligence Estimate, il rapporto redatto in base alle informazioni da fonti aperte, regolarmente trasmessa al presidente degli Stati Uniti. Insieme ad altri servizi operativi guida le attività delle ONG occidentali e filo-occidentali in Europa orientale e nell’ex Unione Sovietica, creando una rete d’influenza multi-stadio.
Gli ucraini passano dei momenti difficili imposti del modello straniero di democrazia, mentre  Washington s’ingerisce grossolanamente negli affari interni di uno Stato a migliaia di chilometri dal CONUS. La Casa Bianca ha assunto il ruolo di tutore del regime di Kiev, rendendosi responsabile dei crimini commessi dai provvisori governanti ucraini contro il loro popolo. Cerca di distogliere l’attenzione dal fallimento del regime ucraino incitando l’odio contro i russi. La storia delle due nazioni fraterne è distorta, i russofoni sono oppressi mentre la lingua russa è stata bandita, i russi vengono dichiarati minoranza nazionale ed i patrioti ucraini nel Sud-Est che scendono in piazza per protesta insieme alle loro famiglie, vengono definiti separatisti. I golpisti al potere hanno le mani sporche del sangue dei loro compatrioti. Ma tutti coloro che si rifiutano di piegarsi a loro vengono posti fuorilegge. Ci sono milioni di persone che violerebbero la legge, e che rappresentano la maggioranza della popolazione del Paese. Migliaia di giovani ucraini sono perduti nel mondo contemporaneo avendo perso senso morale. Il risveglio spirituale e la rottura con l’ideologia imposta dall’estero è ciò di cui l’Ucraina di oggi ha bisogno più di tutti. Le ONG finanziate dagli USA non hanno alcun ruolo da svolgere. Il vicepresidente Biden chiama tali organizzazioni “leader della società civile”, mentre discute del loro ruolo nel rafforzare il regime che combatte il proprio popolo.
Secondo la dichiarazione della Casa Bianca, la visita del vicepresidente Joe Biden in Ucraina è volta a mostrarne il sostegno degli Stati Uniti. Washington sa che il governo provvisorio a Kiev è sull’orlo del collasso. Ma la sua caduta equivarrebbe a una sconfitta degli Stati Uniti. Biden è atterrato a Kiev per salvare la faccia agli USA e definire le modalità della ritirata in caso di necessità. Con il pretesto degli impegni globali, la Casa Bianca s’è focalizzata sulla missione locale mantenendo al potere in Ucraina i suoi burattini… Il Paese è allo sbando; il piano per convertirlo in un trampolino di lancio antirusso non è riuscito. Un altro fallimento globale degli Stati Uniti che Biden deve coprire con dichiarazioni sulla “difesa dell’unità e dell’indipendenza dell’Ucraina e la restaurazione del suo onore ed orgoglio nazionali”. Ma i risultati della visita raccontano una storia diversa.
In primo luogo, nessuno ha dubbi, ora, che gli impostori a Kiev dipendano completamente da Washington. La crisi in Ucraina si diffonde su tutta la nazione. La situazione richiede misure urgenti. Gli statunitensi commettono un altro errore cercando di sostituire la gestione globale della crisi nazionale con la dichiarata “de-escalation” in Oriente.
In secondo luogo, appare chiaro a Washington che i governanti a Kiev non possono difenderne gli interessi in Ucraina, come previsto. L’influenza statunitense riguarda solo un numero limitato di singoli politici ucraini dalla scarsa popolarità. La frustrazione degli Stati Uniti è stata dimostrata dal modo in cui le cosiddette elezioni previste per maggio sono state discusse dai partiti. Alcuna campagna elettorale è possibile da quando il potere centrale ha occupato intere regioni con la forza. L’intero processo elettorale si riduce a una lunga lista di candidati, ma non c’è nessuno su cui gli Stati Uniti possono contare. Come potrebbe una vittoria “democratica” essere garantita quando la maggioranza della popolazione non ha voglia di esprimere la propria volontà? Ma il vicepresidente Biden ha detto a Kiev di andare avanti con la missione.
In terzo luogo, va ricordato che Biden è personalmente responsabile del crollo dello Stato ucraino. Alla fine di gennaio, Biden esortò il presidente ucraino Janukovich a rispondere alle preoccupazioni legittime dei manifestanti e a proteggere le libertà democratiche. Biden disse allora che le violenze da qualsiasi lato erano inaccettabili ma che solo il governo dell’Ucraina poteva por fine alla crisi. Il vicepresidente disse anche a Janukovich che ulteriori violenze avrebbero avuto conseguenze nei rapporti dell’Ucraina con gli Stati Uniti, che valutava sanzioni. Oggi ha un’altra faccia, esortando i nuovi governanti a Kiev ad usare la forza in Ucraina orientale. A gennaio Biden chiedeva di rispondere alle richieste dei manifestanti pacifici sottolineando l’importanza del dialogo con l’opposizione e la necessità di trovare una via d’uscita dalla crisi sulla base di un compromesso. Ora vuole impedire di venire incontro all’Oriente. Secondo lui, la volontà del popolo scuote le “fondamenta della società democratica”. Solo persone assai ingenue non possono vedervi lo sfacciato ipocrita che è.
In quarto luogo, le sue osservazioni alla Verkhovna Rada (parlamento) erano insolitamente dure. Ancora una volta ha sottolineato che l’ingerenza della Russia negli affari interni dell’Ucraina è inaccettabile. Solo pochi giorni prima del referendum in Crimea, Kerry minacciava che “i mezzi diplomatici per gestire la crisi potrebbero esaurirsi presto”. Gli avvertimenti degli Stati Uniti non hanno prodotto i risultati attesi. E’ il momento per l’amministrazione statunitense di re-impostare l’approccio nei confronti della Russia. Joe Biden ha condiviso la sua visione del posto della Russia sulla scena internazionale, in un’intervista con il Wall Street Journal. Secondo lui, la situazione nel mondo cambia, mentre la Russia cerca di attaccarsi a un passato traballante rischiando di perdere faccia e postura imperiale. Ammise che Washington doveva agire con cautela, citando anche  suo padre che gli disse di non mettere mai un uomo in un angolo senza via di scampo, puntandosi un dito sulla testa. Ma Biden Jr. porta gli Stati Uniti in un vicolo cieco in Ucraina, vicolo cieco lungi dal lasciare una via di fuga. Non c’è nulla di concreto che il curatore di Kiev possa offrire.
Quinto luogo, intervenendo ad un incontro con i deputati ucraini, Biden ha detto che gli Stati Uniti sostengono l’Ucraina di fronte a “minacce umilianti”, intendendo la Russia. Eppure, molti parlamentari ucraini che non hanno simpatia per la Russia trovano l’aiuto economico offerto dagli Stati Uniti imbarazzante. Gli Stati Uniti fornirebbero 50 milioni di dollari per le riforme politiche ed economiche in Ucraina, tra cui 11 milioni per le elezioni presidenziali del 25 maggio, e ancora 8 milioni per l’assistenza militare non letale, come apparecchiature per lo sminamento e radio. Nulla in confronto a ciò che è stato speso per il colpo di Stato. Gli ucraini sono sconvolti da tali briciole offerte dalla tavola del padrone. Kiev ricorda ancora l’importo degli aiuti economici ricevuti dalla Russia fin dal crollo dell’Unione Sovietica, di circa 250 miliardi di dollari.
In sesto luogo, la visita ha mostrato che gli Stati Uniti sono inclini a discutere dietro le quinte del destino del Paese con le autorità illegittime. La cecità di Kiev è stupefacente. Guarda la patria attraverso il prisma delle ostilità nei confronti della Russia. L’ottica russofoba distorce la realtà al di là del dovuto. Gli appelli del vicepresidente di “smettere di parlare e cominciare ad agire” perseguono l’unico obiettivo di far collassare l’Ucraina trasformandola in un satellite degli USA per minacciarne i vicini. Non solo la Russia, ma tutti i vicini. Gli USA non si preoccupano dell’opinione degli alleati europei. Non è venuto in mente al vicepresidente di tenere consultazioni preliminari con i partner dell’Unione europea. Si ha l’impressione che non abbia mai letto la dichiarazione finale di Ginevra sull’Ucraina firmata dagli europei. L’avvertimento di Biden alla Russia che un ulteriore “comportamento provocatorio” porterebbe ad un “maggiore isolamento”, sembra assai arcaico, qualcosa che non ha alcuna relazione con i recenti tentativi diplomatici di gestire la crisi ucraina. Parlando di “de-escalation” Biden continua a spingere Kiev ad iniziare una guerra contro il proprio popolo.
1779264La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line  della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora