venerdì 27 settembre 2013

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 Stato-mafia, si entra nel vivo. I pm vogliono sentire Napolitano


napolitano-trib-palermoAntonio Ingroia sarà avvocato dell'Ass.Georgofili e Ciancimino prende la parola
di Aaron Pettinari - 26 settembre 2013
Oltre vent'anni. Tanto tempo è passato da quelle stragi che nel '92 e nel '93 hanno segnato il nostro Paese. In questi anni la ricerca della verità su quegli attentati e sulle motivazioni che hanno spinto Cosa nostra ad agire attuando una “politica eversiva” tanto devastante è stata continua fino ad accelerare negli ultimi anni e sfociare nel processo “Bagarella +9” noto anche come il processo “Trattativa Stato-mafia” e che vede tra gli imputati nomi eccellenti come il generale Mario Mori, l'ex senatore Marcello Dell'Utri e l'ex ministro Nicola Mancino. Un procedimento che può fare la storia e che si celebra in un'aula, il bunker dell'Ucciardone, che nell'immaginario collettivo è ben impresso come l'aula del “Maxi processo alla mafia”. Tra il pubblico si scorge la figura di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, assieme alle “sue” Agende Rosse, giunti sul posto per ascoltare e sostenere da vicino proprio i magistrati che si sono impegnati per giungere proprio a questo momento storico. Innanzi alla Corte d'Assise di Palermo si riprende dopo la pausa estiva con la relazione introduttiva dei pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia.
E' toccato proprio a quest'ultimo introdurre i temi che verranno affrontati in dibattimento per dimostrare il consumarsi tra gli imputati del reato contestato, ovvero quello di “attentato, con violenza o minaccia, a corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato, tutto aggravato dall'agevolazione di Cosa nostra”.
Nella sua relazione Tartaglia ha ripercorso le prime fasi in cui Cosa nostra, dopo la sentenza di Cassazione del maxi processo, cambia rotta ed avvia una serie di iniziative di ritorsione applicando una strategia stragista. “Intendiamo provare – ha detto il pm - che con l'ideazione di questa strategia i vertici di Cosa nostra si determinarono a perseguire una pluralità di obiettivi: quello di neutralizzare definitivamente i cosiddetti nemici storici dell'organizazione mafiosa, ovvero i magistrati che si erano maggiormente esposti nell'azione antimafia, quello di punire tutti coloro che, tra cui politici, non avevano garantito i risultati auspicati”. Quindi ha ricordato l'omicidio dell'ex eurodeputato Salvo Lima, ucciso nel marzo 1992, come il primo “segnale” inviato ai referenti politici di quel tempo che per primi hanno iniziato a temere per la propria vita e avviando così un dialogo per evitare la fine fatta dal leader siciliano della Dc.
Ed è un dato di fatto che quei piani di morte vengono “messi da parte” da Cosa nostra, e sostituiti con il raggiungimento di altri obiettivi quali l'eliminazione, nel giro di pochi mesi, dei giudici Falcone e Borsellino. E per capire il mutamento della strategia mafiosa che viene messo la Procura di Palermo ha anche chiesto l'acquisizione agli atti, oltre alle sentenze relative all'omicidio dell'onorevole Lima o alla sentenza Borsellino ter, della relazione sull'attività del primo semestre svolta dalla Dia nel '92 in cui il Ministro Scotti già mette in evidenza alcuni aspetti.
E poi ancora “cercheremo di dimostrare l'acquisizione del pericolo di attentati analoghi all'omicidio Lima nei confronti di altri politici di Governo, con la prima attivazione da parte dell'onorevole Mannino, tramite canali informali forse anche clandestini che hanno portato ad una congiunzione diretta con Cosa nostra volta a conoscere le richieste per un abbandono dell'attacco frontale dello Stato”. Un piano di destabilizzazione che venne espresso da ben 12 circolari, provenienti dal Ministero degli Interni, riservate ed indirizzate ad uffici di polizia e prefetture il 21 marzo 1992.
“Circolari in cui non ci si limita a delineare l'allarme ed i rischi concernenti ad alcune azioni da parte della criminalità organizzata siciliana, ma vengono individuati almeno tre obiettivi imminenti come Mannino, Vizzini e lo stesso Presidente del Cosniglio Andreotti”.  Tartaglia ha spiegato anche la necessità di capire il motivo per cui, tra il 1991 ed il 1993 vengono svolte da Cosa nostra diverse attività che vengono poi nascoste sotto la sigla “Falange armata” in quello che si presenta come un quadro di natura eversiva testimoniato anche da collaboratori di giustizia che erano presenti alle riunioni della Commissione regionale di Cosa nostra, nelle campagne di Enna, in cui si prese una tale decisione. E tra i documenti di cui si è richiesta l'acquisizione non potevano certo mancare le due lettere  inviate dal “depistatore” Elio Ciolini, vicino agli ambienti dell'estrema destra, il 4 ed il 18 marzo del 1992. Missive in cui veniva preannunciato con largo anticipo l'attivazione della strategia stragista, collocandola proprio tra il marzo ed il luglio del 1992. “In questo processo – ha poi aggiunto Tartaglia – cercheremo anche di mettere in evidenza le pressioni con cui si è arrivati alla sostituzione alla direzione del Dap di Nicolò Amato con Capriotti e Di Maggio”.
Secondo l'accusa altro punto da approfondire è, ovviamente, l'avvio del colloqui tra Cosa nostra ed istituzioni che in particolare si sarebbe sviluppato con l'attività del Ros che tramite De Donno e Mori si era messo in contatto con Vito Ciancimino ed i Corleonesi.
“Intendiamo dimostrare inoltre che il dialogo occulto tra parti delle istituzioni e i vertici di Cosa nostra proseguì anche dopo la strage di via D'Amelio del luglio del '92, dopo l'arresto di Vito Ciancimino del dicembre dello stesso anno e dell'arresto del boss Totò Riina avvenuto nel gennaio del 1993”. Stavolta a prendere la parola è il titolare dell'inchiesta Antonino Di Matteo che ha proseguito: “Questo dialogo occulto proseguì anche attraverso durissime missive ricattatorie, la più importante delle quali ad opera di sedicenti parenti di detenuti per mafia - ha proseguito Di Matteo - La minaccia proseguì con l'attentato di Roma che coinvolse anche Maurizio Costanzo, l'attentato di via dei Georgofili del maggio '93 e gli attentati di Milano e Roma per intimidire ulteriormente le istituzioni per attenuare il trattamento penitenziario dei detenuti più pericolosi”. “Intendiamo dimostrare - ha aggiunto il magistrato - come ci siano stati inequivocabili segnali di cedimento di soggetti per il trattamento penitenziario”. Quindi ha parlato della mancata proroga di 334 decreti di carcere duro, il cosiddetto 41 bis, per altrettanti mafiosi. “In quel periodo c'è stato l'avvicendamento del ministro Claudio Martelli alla Giustizia con Giovanni Conso e l'avvicendamento tra il capo del Dap Nicolò Amato con il duo Adalberto Capriotti e Francesco Di Maggio”. Poi ha annunciato che la Procura “intende dimostrare la certa individuazione del Ros dell'allora latitante Nitto Santapaola nell'aprile del '93 e la mancata attivazione per la cattura del latitante”. Per uno schema che rientrava nella trattativa e che anche successivamente venne messo in atto in occasione del mancato blitz a Mezzojuso, dove si nascondeva il capomafia Bernardo Provenzano. “A nulla valsero le segnalazioni del colonnello Riccio che aveva trasmesso le confidenze di Luigi Ilardo, ucciso proprio pochi giorni prima che la sua collaborazione con la giustizia diventasse ufficiale. Il Ros indagava su Provenzano e i due ufficiali Subranni e Mori, oltre a non intervenire per la cattura dell'allora latitante, non trasmisero alcuna comunicazione alla Procura competente per le indagini che era quella di Palermo”. Tematiche da approfondire a prescindere dalla sentenza del processo Mori-Obinu (le cui motivazioni sono attese entro il 17 ottobre prossimo) che ha visto assolvere in primo grado gli ufficiali dell'arma dall'accusa.
Inoltre è stata richiesta l'acquisizione di documentazione, ed anche l'accettazione della lista testi, in merito alle vicende successive al 1994 (compreso il fallito attentato all'Olimpico ndr), che hanno portato Cosa nostra a “ricercare nuovi referenti politici per tramite dell'ex senatore Marcello Dell'Utri che aveva un collegamento diretto con Silvio Berlusconi”.
La necessità di fare chiarezza su certe azioni per la Procura di Palermo va espressa anche a prescindere dai ruoli istituzionali che si rivestono. Ancora una volta Di Matteo ha evidenziato la necessità di citare a deporre come teste il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (già nella lista testimoniale depositata ai giudici ndr).
“La testimonianza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano al processo per la trattativa tra Stato e mafia è certamente pertinente e rilevante in questa sede dibattimentale – ha detto il pm durante la relazione riferendosi in particolare a una telefonata intercettata tra l’ex consigliere giuridico di Napolitano Loris D’Ambrosio, morto un anno fa, e l’ex ministro Nicola Mancino, tra gli imputati del processo accusato di falsa testimonianza. Si tratta di quella del 5 aprile 2012, tra l’altro, all’indomani della lettera inviata dal Colle al Procuratore generale della Cassazione, dopo che Mancino aveva trasmesso per iscritto alcune rimostranze, D’Ambrosio disse a Mancino: “Il Presidente condivide la sua preoccupazione cioè, diventa una cosa... inopportuna...”. E Mancino aveva replicato: “Questi si dovrebbero muovere al più presto”. Ma ci sono anche altre telefonate intercettate. in un’altra telefonata, del 25 gennaio, D’Ambrosio parlò con Mancino della sua nomina al Viminale nel luglio ’92, al posto di Vincenzo Scotti. Non solo “È importante ascoltare Napolitano - ha detto Di Matteo - perché è l’unica possibilità per approfondire i timori espressi da D’Ambrosio nella lettera che il consulente giuridico inviò allo stesso Capo dello Stato il 18 giugno 2012. Nella missiva D'Ambrosio esprimeva il timore di essere stato usato 'come l'ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo di indicibili accordi' facendo riferimento a fatti accaduti tra l'89 e il '93”.
E sui vari colloqui tra il Quirinale e il “privato cittadino” Nicola Mancino ha escusso il pm Francesco Del Bene. Partendo dall'accusa nei confronti dell'ex ministro, il quale avrebbe reso false dichiarazioni durante il processo innanzi al Tribunale di Palermo a carico di Mori e Obinu in relazione alla reale motivazione sull'avvicendamento con Scotti, nel giugno 1992, al momento della costituzione del governo Amato, “si cercherà di dimostrare che l'avvicendamento sia avvenuto per dare un segnale politico di distensione”. Non solo. Per la Procura Mancino avrebbe mentito “negando la conoscenza dei contatti intrapresi dagli ufficiali dei Carabinieri del Ros, Mori e De Donno, con Vito Ciancimino, oltre ad aver negato le lagnanze del Ministro della Giustizia Martelli sull'operato non autorizzato dello stesso Ros per aver avviato suddetti contatti per fermare le stragi, senza informare ufficialmente l'esecutivo e la magistratura e comunque l'organo investigativo competente, ovvero la neonata Dia”. Ed è anche per questo che la Procura ha chiesto la citazione tra i testi di Claudio Martelli e dell'allora capo della Direzione Affari Penali del Ministero della Giustizia, Liliana Ferraro i quali dovranno comunque riferire su altri temi.
Del Bene ha anche espresso la richiesta alla Corte della trascrizione di alcune significative intercettazioni tra Mancino e D'Ambrosio (avvenute in un breve lasso di tempo ndr) con cui l'ex ministro, oggi privato cittadino, si è attivato tramite diversi canali istituzionali “al fine di decidere e condizionare le indagini della procura della Repubblica di Palermo che lo riguardavano personalmente”. “Un attivismo che si è concretizzato – prosegue il pm – in due attività. Il tentativo mediante D'Ambrosio di sollecitare i poteri di intervento della DNA al fine di un maggiore coordinamento delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Palermo e da quella di Caltanissetta, sino a prospettare l'eventualità dell'avocazione delle stesse; ed ancora il tentativo di sottrarsi ad attività dibattimentali dinanzi al Tribunale di Palermo nell'ambito del processo penale nei confronti di Mori e Obinu, essendo stato richiesto dai pm il confronto con Martelli in merito ai contatti non autorizzati dei Carabinieri del Ros con Ciancimino e le lagnanze sollevate dall'allora Guardasigilli”.
Sulla richiesta del Pm e su tutte le istanze di ammissione delle prove fatte dalla Procura, dopo le contro deduzioni delle difese, dovrà pronunciarsi la Corte di Assise presieduta da Alfredo Montalto, probabilmente alla prossima udienza del 10 ottobre.
Ciancimino e le dichiarazioni spontanee
 Quando tutto sembra concluso ecco che a prendere la parola è Massimo Ciancimino, imputato di concorso in associazione mafiosa e calunnia nei confronti di Gianni De Gennaro, e al tempo stesso testimone al processo. “Da quando ho iniziato a rispondere alle domande dei magistrati nei giorni precedenti ai processi ho subito ogni forma di attacco personale teso a minacciarmi o a screditarmi” ha detto. “Così è accaduto pochi giorni prima del processo a carico del generale Mori, quando ho ricevuto minacce anonime presso la mia abitazione di Bologna, così è accaduto all'udienza preliminare di questo processo quando la procura di Roma ha depositato delle intercettazioni al fine di screditarmi”. Quindi ha letto una lettera minatoria che ha detto di avere ricevuto lo scorso 27 maggio. Nella missiva, che secondo Ciancimino sarebbe solo l'ultima di una lunga serie di intimidazioni e manovre finalizzate a interrompere la sua collaborazione con i magistrati, l'anonimo lo invita a non parlare più della trattativa e a non collaborare più con i magistrati. “Gli avevamo assicurato la protezione se avesse smesso di parlare - scrive l'anonimo - solo noi lo possiamo proteggere”. Nella missiva si dice che molti dei giudici coinvolti nel processo, dall'attuale presidente della Corte di Assise, al Gip e ai Pm, vengono seguiti e tenuti sotto osservazione. Quindi l'anonimo continua “Questo processo deve essere fermato si tiri fuori”.
Il ritorno di Ingroia
Ma la vera sorpresa è il ritorno di Antonio Ingroia, non più al loro fianco come parte dell'accusa ma come avvocato di parte civile. A nominarlo è stata l'associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, presieduta da Giovanna Maggiani Chelli, come sostituto processuale dell'avvocato Danilo Ammannato. Una nomina che segue a quella di appena tre giorni fa in cui il leader di Azione civile è stato nominato commissario liquidatore di Sicilia e-Servizi, società partecipata della Regione siciliana. “Sono emozionato come un alunno il primo giorno di scuola - ha detto l'ex giudice comunque ben accolto dai suoi ex colleghi. “Visto che ho sempre svolto un ruolo su altri banchi – ha detto Ingroia - oggi sono qui con un ruolo non meno importante, di responsabilità, quale è l'avvocato di parte civile per tutelare l'interesse dei familiari delle vittime delle stragi mafiose. E' importante che al fianco dello Stato, che fa la sua parte per accertare la verità, cioè la Procura, ci sia anche la società dei cittadini onesti rappresentata dalle associazioni dei familiari delle vittime. Sul piano professionale è un'esperienza che faccio con grande stimolo. Io vengo da pm e questo può essermi d'aiuto in questo nuovo ruolo”. Quindi dice di non temere le polemiche che seguiranno a questa scelta: “Le polemiche ci sono state ad ogni scelta che ho preso, ma non mi interessano. Forse sono incompatibile con l'Italia ma la realtà è che non lo sono né con l’attività di avvocato, né con quella di leader di Azione Civile. Comunque quel che ritengo importante ora è dare il mio modesto contributo. L'ho fatto da magistrato in quest'aula e potrò darlo anche da un'altra parte. Nostalgia? Mi mancava il contatto con questo processo ma non parlerei di nostalgia piuttosto di orgoglio per la storia passata e motivazione in più per andare avanti sulla stessa strada”.
Da parte sua il presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili Maggiani Chelli ha motivato così la scelta: “Quando abbiamo saputo che Ingroia aveva iniziato ad esercitare le professione di avvocato – spiega la Chelli – ci è sembrato naturale contattarlo dato che è preparatissimo sulla materia”.

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sabato 14 settembre 2013



Informazione PERCHÉ USA, INGHILTERRA, UNIONE EUROPEA E ISRAELE VOGLIONO DISTRUGGERE LA SIRIA ?
 DI ADRIAN SALBUCHI
informationclearinghouse.info

Una giovane dalla voce delicata che vive la crisi siriana la descrive con molto più buon senso, verità e onestà dei potenti governi occidentali e dei loro mass media controllati dal denaro come burattini.

Identificandosi semplicemente come “siriana, patriota, anti-neocon, anti-nuovo-ordine-mondiale, anti-sionista”, lo scorso anno ha aperto un suo canale YouTube (YouTube/User/SyrianGirlpartisan).
In un breve video (nove minuti) spiega “otto ragioni per cui il Nuovo Ordine Mondiale odia la Siria”. Faremmo tutti bene ad ascoltarlo …

Nella foto: La banca centrale della Siria in Sabaa Bahrat Square a Damasco

Le sue “Otto ragioni principali per cui ci odiano” è un eccellente resoconto, applicabile praticamente a quasi tutti i Paesi rispettabili del mondo: nessuna banca centrale controllata dai Rothschild; nessun debito dal FMI; nessun OGM, petrolio o oleodotti; società anti-segrete, anti-sioniste; laicismo e nazionalismo.

Il suo breve messaggio si svela come una sorta di manuale di buon senso, che spiega perché gli Stati Uniti, l'Inghilterra, L'Unione europea (specialmente la Francia) e Israele sono così ansiosi di distruggere la Siria, un Paese il cui leader non si piegherà di fronte alle élite del Nuovo Ordine Mondiale immerse a fondo nelle strutture di potere pubbliche (i governi) e private (le aziende e le banche) delle potenze occidentali.

Descrive queste otto ragioni in maniera succinta e convincente, dando molto da pensare con la speranza di ispirare una profonda ricerca interiore. Questo è vero soprattutto per i cittadini di USA, Inghilterra, UE e Israele, i quali sono gli unici che possano applicare una pressione diretta sui loro politici eletti di Washington, Londra, Parigi, Tel Aviv e delle altre capitali occidentali, costringendoli a smettere di comportarsi come dei folli criminali globali e a iniziare a prestare attenzione alle parole delle persone in una maniera responsabile e democratica.

Le otto ragioni per cui il Nuovo Ordine Mondiale odia la Siria

1) La Banca Centrale siriana è pubblica e controllata dallo Stato – In altre parole, gestisce la valuta nazionale stando al servizio del popolo siriano e non dei banchieri internazionali, controllati dalla Rothschild, che operano nei loro covi di New York, Londra, Francoforte, Tel Aviv, Basilea e Parigi.

Questo significa che il volume di valuta che essa emette è adeguatamente sincronizzato con i bisogni reali dell'economia del lavoro, della manodopera, della produzione e di tutto ciò che è utile al popolo siriano, invece di essere sincronizzato con finanziatori stranieri parassiti, usurai e speculatori. Questi ultimi cercano di controllare le banche centrali locali in modo da limitare artificialmente il volume valutario disponibile per i veri bisogni economici, specialmente per quanto riguarda i crediti senza interesse necessari per finanziare infrastrutture utili all'economia: centrali elettriche, strade, lavori del gas, abitazioni, iniziative e imprese private. Questo costringe gli attori produttivi – pubblici e privati – a fare ricorso a prestiti bancari con interessi letali, dando il via all'infinita catena di debiti portando alle cosiddette “crisi del debito pubblico” che colpiscono ogni Paese per decenni.

Distorcendo artificialmente il volume della “valuta pubblica” emessa dalle banche centrali nazionali, che non generano interessi, le nazioni vengono così forzate a ricorrere a prestiti di “valuta privata” ad alto tasso di interesse concessi dalla società segreta monopolistica e privata dei bankster nelle mani di Rothschild, Rockefeller, Warburg, Goldman Sachs, HSBC, CitiCorp e JP Morgan Chase.

È chiaro che si tratta di una buona ragione per eliminare la Siria.

2) La Siria non ha debiti con il FMI – Questo significa che la leadership siriana capisce che il FMI – un'agenzia pubblica multilaterale composta dai governi membri – è controllata dai mega-banchieri internazionali e che agisce come loro revisore contabile e polizia finanziaria ogni qualvolta uno dei suoi membri più deboli finisce nei guai con il debito nazionale, che è un altro modo per dire che raggiungono un punto in cui non possono ricavare abbastanza denaro dalle loro economie reali – il lavoro, la fatica e la manodopera della loro gente – per darlo a quei banchieri parassiti privati internazionali.

In un certo senso, il vero lavoro del FMI è comportarsi come l'autorità tributaria internazionale, solo che non tassa direttamente le persone, ma piuttosto delega agli uffici nazionali. Iniziate a capire le vere radici delle “crisi del debito” che colpiscono Cipro, Grecia, Irlanda, Argentina, Spagna, Italia, USA, Inghilterra, Portogallo e Francia?

Di fatto, le nazioni islamiche rifiutano i prestiti bancari frazionati e le pratiche degli interessi come qualcosa di immorale. Questo è quanto fatto dalla Libia di Gheddafi e quello che la Siria e l'Iran stanno facendo ora.
Dunque, un buon motivo per eliminare la Siria, così come hanno eliminato la Libia e ora puntano sull'Iran.

3) La Siria ha bandito le sementi OGM – Bashar al-Assad ha bandito l'uso di sementi OGM per poter “preservare la salute umana”, sapendo benissimo che i Monsanto di questo mondo vogliono controllare tutte le provviste alimentari del mondo, dato che con l'imminente crisi globale non si tratterà solo del petrolio, ma anche della quantità di cibo che ogni nazione riuscirà a mettere sulla tavola del suo popolo.

Ecco perché dopo aver invaso l'Iraq gli Stati Uniti hanno ordinato l'uso esclusivo di sementi Monsanto. Ecco perché i deboli stati clientelari come l'Argentina stanno avvelenando la loro terra e la gente si sta inginocchiando di fronte alle richieste della Monsanto.

Una buona ragione per la Monsanto per eliminare la Siria.

4) La popolazione siriana è ben informata sul Nuovo Ordine Mondiale – I suoi media e le sue università discutono apertamente dell'influenza delle élite al potere della comunità internazionale. Ciò significa che afferrano perfettamente il fatto che in Occidente il vero potere non è nelle mani della Casa Bianca, del n.10 di Downing Street, del Congresso o del Parlamento, ma piuttosto è gestito dalla potente rete di gruppi di pressione alla guida del Consiglio di Relazioni Internazionali di New York, la Conferenza Bilderberg, la Commissione Trilaterale, l'Americas Society, il World Economic Forum e l'Istituto di Affari Internazionali di Londra, che a loro volta interagiscono con i mega-banchieri, i media, le università, l'esercito, le multinazionali e le aziende di tutto il mondo.

Come spiega adeguatamente la nostra giovane amica, i siriani osano parlare di società segrete come la loggia Skull & Bone dell'università di Yale, tra i cui membri spiccano l'ex presidente George W. Bush e l'attuale Segretario di Stato John Kerry.

Una buona ragione per questi pezzi grossi per ordinare al loro galoppino Obama di eliminare la Siria.

5) La Siria possiede massicce riserve di petrolio e gas – E ci risiamo! Ogni volta che l'Occidente va in guerra per proteggere “la libertà, i diritti umani e la democrazia”, c'è sempre puzza di petrolio, che sia in Iraq, Libia, Kuwait, le Malvinas, l'Afghanistan … La Siria possiede riserve terrestri e marine di petrolio e gas e sta contribuendo alla costruzione di un massiccio oleodotto con l'Iran, ma senza il controllo dei giganti petroliferi occidentali. Di certo, la piena militarizzazione di tutte le zone di riserva e produzione petrolifera, nonché la militarizzazione delle rotte di trasporto per “portare il petrolio a casa” da ogni punto del mondo, è una strategia fondamentale comune a Inghilterra e Stati Uniti.

Un buon motivo per la BP, la Exxon, la Royal Dutch Shell, la Texaco, la Total, la Repsol e la Chevron per voler eliminare la Siria.

6) La Siria è chiaramente contro il sionismo e Israele – Israele opera un apartheid criminale contro i palestinesi occupati. La leadership siriana non ha problemi ad accusare Israele di essere quello che è: un'entità razzista imperialista e genocida, come mostrato dal Muro dell'Odio che il governo israeliano ha eretto intorno alla Palestina. Israele gestisce quello che può essere definito solo come un mega campo di concentramento stile Auschwitz, con milioni di prigionieri maltrattati, umiliati e spesso uccisi.

Questa chiara visione politica veniva condivisa dalla Libia di Gheddafi e dall'Iraq di Saddam e oggi anche da Iran, Cina, Russia e India.

Un buon motivo per i giganti politici come l'AIPAC (American-Israeli Public Affairs Committee), il World Jewish Congress, l'ADL (Anti-Defamation League), Likud, Kadima e Netanyahu/Lieberman per voler eliminare la Siria.

7) La Siria è uno degli ultimi Stati musulmani laici in Medio Oriente, mentre gli ebrei sionisti che credono nella supremazia della loro razza, come pure i rinati cristianiisraelo-Bushisti in occidente, hanno bisogno che tutti si adeguino alla volontà del loro oscuro dio demiurgo che possiede il suo “popolo eletto”.

L'ordine della élite del potere internazionale è chiaro: tutti devono credere nella superiorità di Israele, mentre la nostra giovane amica siriana nota che la Siria, come l'Iraq di Saddam, la Libia di Gheddafi e l'Iran, potrebbe non esserne convinta.

Aggiunge che in Siria “fare domande sulla religione non è educato”, dal momento che la Siria è stata per millenni la culla delle religioni originarie e che questi millenni hanno insegnato ai siriani ad essere sensibili, tolleranti e rispettosi di ogni fede. Una cosa che di certo non si vede negli sceiccati arabi filo-occidentali, né negli Stati Uniti, in Inghilterra e nell'Unione europea, con la loro paranoia anti-islamica, dove le leggi passano imponendo le più lampanti menzogne culturali, politiche e storiche ordinate da bigotti che insistono sul fatto che il loro dio non accetterà altro che le vittime sacrificali del loro olocausto.

Un altro ottimo motivo per fanatici neocon e la loro polizia orwelliana per eliminare la Siria.

8) La Siria mantiene e protegge fieramente la sua identità nazionale politica e culturale – la nostra amica sottolinea come la Siria “si tiene stretta la sua unicità” mentre rispetta quella degli altri. L'imminente governo mondiale aborre praticamente chiunque si metta contro agli standard di pensiero, comportamento e “valori” stabiliti, dove le mega-marche occidentali, i centri commerciali e le dittature della moda “fanno sembrare ogni posto uguale all'altro, il che porta ad un mondo davvero noioso”.

Oggi, anche tra i giovani, il pensiero rivoluzionario occidentale si riduce alla scelta tra Coca Cola e Pepsi.

Un buon motivo per Coca Cola, Pepsi, McDonald's, Levi's, Lauder, Planet Hollywood e Burger King per voler eliminare la Siria.

La nostra giovane amica siriana conclude il messaggio ricordandoci che “la caduta della Siria potrebbe essere il punto di svolta per la vittoria del Nuovo Ordine Mondiale”, aggiungendo che oggi “la Siria è in prima linea contro il Nuovo Ordine Mondiale”.

Parole sagge di una giovane donna che comprende il fallimento catastrofico della classe politica delle potenze occidentali, che ormai hanno capovolto il nostro mondo, dove i criminali peggiori hanno infettato i governi e le strutture private di potere, che sia a Washington, New York, Londra, Parigi, Berlino, Roma, Bogotà, Madrid, Tokyo, Seul, Amsterdam, Buenos Aires o Riad.

Se a volte Hollywood serve come vetrina per rivelare i recessi più oscuri della psiche malata della élite dei potenti occidentali, allora potremmo anche dire che stanno recitando la saga del “Pianeta delle Scimmie”, in cui una strana e infernale inversione genetica mette degli animali orrendamente distruttivi al posto delle potenze mondiali, mentre gli umani vengono imprigionati nelle gabbie e fatti schiavi.

È questa oggi la metafora migliore per descrivere gli USA di fronte al dramma in Siria?

Gli otto punti summenzionati sono una buona guida per rimettere in carreggiata tutti i nostri Paesi per quanto possibile in questo mondo fuori controllo.

A prescindere dall'essere americani, europei, arabi, musulmani, cristiani, ebrei, buddisti, indù o shintoisti, è arrivato il momento per noi cittadini di far sentire la nostra voce nelle strade, con gli amici, i vicini e i familiari, i colleghi di scuola e del lavoro, attraverso i social network, chiedendo che i governi occidentali cosiddetti “eletti democraticamente” smettano di fare quello che stanno facendo e comincino a fare quello che gli chiediamo. Ora. Immediatamente. Dobbiamo riprenderci le nostre nazioni.

La nostra giovane amica siriana è sicuramente l'esempio che tutti noi dobbiamo seguire.

Adrian Salbuchi
Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article36173.htm
9.09.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO