sabato 29 giugno 2013


MA NON VEDETE QUELLO CHE STA ARRIVANDO ?
Postato il Sabato, 29 giugno @ 00:10:00 CEST di ernesto
 
 
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DI TYLER DURDEN
zerohedge.com

Troppi segnali per i "prepper" che non sono prep...

Sembra che la stragrande maggioranza degli americani sia accecata e non veda quello che sta arrivando.

Non capisce come funziona il nostro sistema finanziario, non capisce quanto sia vulnerabile, e la maggior parte ha una fiducia cieca, come se i nostri leader sapessero esattamente cosa stanno facendo e se fossero in grado di risolvere i nostri problemi. Come risultato, la maggior parte degli americani non sono assolutamente preparati per affrontare la terribile tempesta che ci sta per colpire.

La maggior parte delle famiglie americane sta vivendo alla giornata, spendendo tutto il proprio stipendio, la maggior parte non sta facendo scorte di emergenza e solo una piccola percentuale sta comprando oro e argento come investimento.

Sembra che tutti abbiano già dimenticato quello che è successo nel 2008.

Allora, quando si schiantò il mercato finanziario, milioni di americani persero il lavoro e dato che la maggior parte di loro viveva spendendo tutto quello che guadagnava, in milioni persero anche le loro case. Purtroppo, la maggior parte degli americani sembra convinta che questo non succederà più. In questo momento ci sembra di vivere in una "bolla di speranza" e la gente è diventata molto tollerante. Per un certo periodo andava molto di moda mostrarsi "prepper", ma ora la preoccupazione per l'arrivo di un'altra crisi economica sembra essersi placata. Tragico errore.

Come ho già detto, tutto il nostro sistema finanziario è un gigantesco”Ponzi-scheme” , e ci sono già segnali che i mercati finanziari siano in procinto di implodere un'altra volta.

Tutti quelli che non ha se saranno preparati ad affrontare quello che succederà se ne pentiranno amaramente. Ecco 17 segnali che fanno prevedere che la maggior parte degli americani saranno spazzati via si dovesse arrivare un crollo dell'economia:

1. Secondo un recente sondaggio, il 76% di tutti gli americani sta vivendo solo dello stipendio . Ma la maggior parte degli americani si comporta come se il loro posto di lavoro fosse eterno. La verità è che i licenziamenti di massa possono verificarsi in qualsiasi momento. E’ appena successo a uno dei più importanti studi legali di New York City.

2. Il 27% di tutti gli americani non ha un centesimo di risparmi.

3. Il 46% di tutti gli americani dispone di risparmi inferiori a US$ 800.

4. Meno di uno su ogni quattro americani ha abbastanza soldi per coprire sei mesi di spese.

5. I salari continuano a scendere anche se il costo della vita continua a salire. Oggi, il reddito medio del 90% di chi ha un reddito in America è di solo $ 31.244 e sempre più famiglie americane stanno cercando come arrivare a fine mese.

6. Il 62% di tutti gli americani della classe media dice che ha dovuto ridurre le spese della famiglia nel corso dell'anno passato.

7. Le piccole imprese stanno diventando una specie in via di estinzione in America. In realtà, ormai solo il 7% di tutti i lavoratori non agricoli negli Stati Uniti sono lavoratori autonomi. Questo significa che la stragrande maggioranza degli americani dipende da qualcun altro per procurarsi un reddito. Ma che succederà quando quei posti di lavoro scompariranno ?

8. Nel 1989, il rapporto tra debito e reddito della famiglia media americana era di circa il 58%, oggi arriva al 154%.

9. Oggi, si è arrivati alla più alta percentuale di americani che vive con i sussidi del governo. In effetti, secondo l'US Census Bureau il 49% di tutti gli americani vive in una casa che gode di benefici monetari diretti concessi dal governo federale. E allora che succederà quando il treno del governo, che passando tira caramelle a tutti, arriverà in stazione?

10. Negli anni ‘70 , un americano ogni 50 chiedeva dei buoni pasto. Oggi, circa un americano su 6,5 .

11. Si stima che meno del 10% della popolazione degli Stati Uniti abbia investito in oro o argento.

12. Si stima che ci siano 3 milioni di "preppers" negli Stati Uniti. Ma questo significa che quasi tutti gli altri non sono preparati.

13. Il 44% di tutti gli americani non hanno kit di pronto soccorso in casa.

14. Il 48% di tutti gli americani non ha scorte di emergenza

15. Il 53% di tutti gli americani non ha in casa approvvigionamenti di acqua e cibo non deperibile per tre giorni.

16. Un sondaggio ha chiesto agli americani quanto tempo quanto pensavano di sopravvivere se se mancasse la corrente elettrica per un lungo periodo di tempo. Incredibilmente, il 21% ha detto che sopravviverebbe per meno di una settimana, il 28% per meno di due settimane, ma quasi il 75% ha risposto che morirebbe entro due mesi.

17. Secondo un sondaggio condotto dalla Adelphi University Center for Health Innovation, il 55% degli americani crede che sarà il governo a soccorrerli quando arriverà il disastro.

Solo perché oggi esiste una classe media che ha un comodo stile di vita questo non significa che sarà sempre così.

Se dubitate di questa affermazione, dovreste dare un'occhiata a quanto che sta accadendo in Grecia. Molti genitori che appartenevano alla classe media oggi sono diventati tanto poveri da dover abbandonare i figli in un orfanotrofio per non farli morire di fame ...

Decine di bambini sono stati messi in orfanotrofi e case di cura per motivi economici; una organizzazione di carità ha detto che l’80% dei bambini che vivono nei suoi centri residenziali erano lì solo perché le loro famiglie non potevano più provvedere a loro.

Il 10 % dei bambini greci rischiano di morire di fame. Gli insegnanti pensano di annullare le lezioni di educazione fisica, perché i bambini sono denutriti e vedono i loro alunni raccogliere cibo dai cassonetti.

Se crollerà l'economia americana e perderai il tuo lavoro, come farai a sopravvivere, tu e la tua famiglia?

Tu nella tua famiglia resterete senza casa e dovrete aspettare i sussidi del governo per mangiare ?

Bisogna prepararsi finché c'è ancora tempo. Se non sapete come per prepararvi, il mio articolo intitolato "25 cose che si dovrebbero fare per prepararsi al prossimo collasso economico" dà qualche suggerimento di base, indica decine di ottimi siti web che insegnano gratis tecniche avanzate per prepararsi.

Quindi non ci sono scuse. Voi vi potete fidare che Ben Bernanke e Barack Obama abbiano tutto sotto controllo, ma per quanto riguarda me e la mia famiglia ci stiamo preparando per affrontare la gigantesca tempesta economica che sta arrivando.

Spero che vi prepariate anche voi

Tyler Durden
Fonte : http://www.zerohedge.com
Link : http://www.zerohedge.com/node/475692
27.06.2013

Traduzione per ComeDonChisciotte a cura di BOSQUE PRIMARO

martedì 25 giugno 2013


MINACCE A PAOLO BARNARD: TEMO CHE VOGLIANO FARMI FUORI
Postato il Lunedì, 24 giugno @ 21:39:43 CEST di davide
 
 
  Filosofia FONTE: LIBREIDEE.ORG

«Temo che vogliano “farmi fuori”». Firmato: Paolo Barnard, paladino della sovranità monetaria come liberazione dall’euro-schiavitù organizzata della super-casta finanziaria mondiale. «Statemi vicino», raccomanda ai lettori del suo seguitissimo blog il 24 giugno 2013. L’ex giornalista televisivo, già collaboratore di Santoro e poi a fianco di Milena Gabanelli dalla fondazione di “Report”, fino all’“esilio” dalla Rai proprio a causa delle sue scomode inchieste sullo strapotere occulto delle lobby che condizionano i legislatori italiani ed europei, ora si sente minacciato: teme addirittura di rimanere vittima di una montatura, organizzata per screditarlo.

Movente, sempre il solito: il fastidio che il reporter bolognese procura ai “grandi manovratori”. E, di recente, il grande successo di pubblico del tour, con tappe in tutta Italia, organizzato con l’economista americano Warren Mosler per denunciare l’euro e spiegare come uscire dalla crisi tornando alla sovranità monetaria, secondo la “teoria della moneta moderna” che assegna allo Stato il potere di salvare l’economia, mettendo fine all’austerity grazie all’emissione di denaro.

«Di recente – scrive Barnard nel suo appello ai lettori* – una sedicente sorella della presunta leader dell’Opus Dei di Milano si è messa a spargere fango su di me in modo virulento e disgustoso». Questa persona, aggiunge il giornalista-attivista, «promette di pubblicare a luglio prove sconvolgenti, con tanto di nomi e foto, di una mia presunta disonestà morale», al punto da costringerlo – sostiene – ad «emigrare dalla vergogna». Un “avvertimento” che, a quanto pare, Barnard prende seriamente: «Si tratta di una persona credibile sulle sue vicinanze all’Opus Dei, poiché in passato mi passò diverse informazioni riservate, cui un cittadino normale non ha accesso». Esplicita la reazione dell’ex inviato di “Report”: «Questi topi di fogna non hanno nulla contro di me, nulla, impossibile. Io sono pulito. Ed è qui che temo che abbiano fabbricato qualcosa per “farmi fuori”». E quindi: «Qualsiasi cosa mi accada, come un’accusa di stupro, come una busta di coca in casa, sapete adesso da dove arriva».

Secondo Barnard, la Me-Mmt «è diventata troppo dilagante e non la tollerano più». Sotto accusa, la Modern Money Theory aggiornata da Warren Mosler: una dottrina, la “Mosler Economics”, che spiazza i sacerdoti del rigore, sostenendo l’assoluta praticabilità del ritorno alla sovranità monetaria, indispensabile per uscire immediatamente dal tunnel della crisi, grazie all’immissione di denaro sotto forma di stipendi, riattivando in tal modo il circuito dei consumi. E’ esattamente il contrario della deflazione imposta dall’Europa, il cui vertice – Bce e Commissione Europea – risponde all’élite mondiale delle multinazionali, interessate a produrre crisi per depredare interi paesi con le privatizzazioni e far crollare a livello schiavistico il costo del lavoro. Un piano di stampo golpista, neo-feudale, che Barnard ha illustrato – primo in Italia – nel saggio “Il più grande crimine”, arrivando persino a denunciare per “attentato alla Costituzione” il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’indomani dell’incarico di governo affidato a Mario Monti, emissario di poteri forti come il Bilderberg, la Trilaterale e la Goldman Sachs.

Negli ultimi anni, Barnard ha dato vita a un prestigioso gruppo di lavoro formato da economisti democratici di scuola keynesiana: accanto a Mosler, il francese Alain Parguez – già collaboratore di Mitterrand (di cui poi denunciò gli abusi di potere) – e gli statunitensi Stephanie Kelton, Mathew Forstater, Marshall Auerback, Michael Hudson e William Black. Migliaia di partecipanti, a meeting come quello di Rimini, totalmente oscurati dai media. Nella primavera 2013, il tour sulla Modern Money Theory ha riempito parecchie sale italiane. Capitolo a parte, il dialogo a distanza col sindaco Massimo Cialente su come finanziare la ricostruzione dell’Aquila dopo il terremoto: dibattito che ha indotto il viceministro Stefano Fassina a convocare a Roma sia Mosler che Barnard, a colloquio con il capo della sua segreteria, Massimo D’Antoni. Poco dopo, l’sos lanciato dal giornalista-attivista su quella che ritiene sia una seria minaccia. «Avviso chiunque mi legge che questo sta accadendo», scrive. «Preparatevi a qualsiasi cosa». E ribadisce: «Io sono pulito, pulito. E’ l’unica cosa che ho».

Fonte: www.libreidee.org
Link: http://www.libreidee.org/2013/06/minacce-a-paolo-barnard-temo-che-vogliano-farmi-fuori/
24.06.2013

* http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=679

domenica 23 giugno 2013


ECONOMIA E RIVOLTA POPOLARE
Postato il Domenica, 23 giugno @ 00:00:00 CEST di davide
 
 
  Economia DI LORETTA NAPOLEONI
ilfattoquotidiano.it

Il contagio della protesta corre lungo i confini dei paesi emergenti. Dalla primavera araba, iniziata nel 2011 in Tunisia – la nazione più moderna del Nord Africa e quella con la più alta percentuale di alfabetismo e laureati -, il fuoco della contestazione popolare si è riacceso in Turchia, il cui Pil nel 2011 è cresciuto dell’8,5 per cento. Brasile, dove da qualche anno è in atto un miracolo economico senza precedenti in America latina.

In Grecia, in Spagna e nel nostro paese, invece, nazioni intrappolate nella morsa recessiva, dove da anni l’impoverimento avanza senza sosta, la piazza sembra svolgere funzioni completamente diverse, è luogo celebrativo di fazioni politiche ed oratori che incitano alla discriminazione: greci contro immigrati, nordisti italiani contro il Sud, catalani contro spagnoli.
Crescita economica, aumento della mobilità sociale e dei livelli di istruzione sembrano la ricetta migliore per trasformare le piazze nei megafoni delle richieste dell’emergente classe media, mentre la recessione, l’aumento della disoccupazione e dell’impoverimento non trovano spazi nelle tradizionali manifestazioni di piazza occidentali. La pessima economia nel ricco Occidente discrimina mentre nei paesi emergenti quella buona coagula i desideri delle classi basse che salgono la scala sociale.
Tutto ciò sembra un controsenso, ma non è così. L’ultima grande contestazione europea risale al lontano 1968 quando l’Europa era popolata da nazioni emergenti, che si rialzavano dalla devastazione della Seconda Guerra mondiale e che crescevano a ritmi simili a quelli delle odierne economie emergenti. Allora operai e studenti riempirono le piazze di tutto il continente. Costoro avevano in comune la speranza: i primi di offrire ai figli un’esistenza migliore attraverso un sistema d’istruzione di prima classe accessibile a tutti; i secondi di creare una società migliore, non schiavizzata dalle logiche della guerra fredda. Alla base c’erano richieste sociali ed economiche molto simili a quelle dei tunisini, brasiliani e turchi: il benessere di cui si gode deve essere distribuito il più equamente possibile.
Le richiese della moderna contestazione, come quelle del lontano 1968 in Europa, esulano dai bisogni attuali dei paesi ricchi ed industrializzati. I brasiliani non chiedono un posto fisso e una pensione decente a sessant’tanni ma trasporti migliori, ospedali efficienti, buone scuole e meno corruzione. Sono domande dirette al miglioramento delle infrastrutture socio-economiche e della gestione della cosa pubblica. I turchi non manifestano contro l’eccessiva tassazione o il dilagare del precariato ma contro un Primo ministro che vuole imporre comportamenti arcaici, quali il controllo dell’uso dell’alcol, ad una popolazione occidentalizzata e sofisticata. Neppure i giovani tunisini si preoccupano di avere un’occupazione, lavoro e opportunità individuali nelle economie emergenti non mancano.
Paradossalmente e quasi senza accorgercene nel ricco Occidente la grande recessione ha fatto passare in secondo piano richieste sociali, quali il miglioramento delle infrastrutture, ed ha portato la gente a concentrarsi sul privato: sul salario che non basta ad arrivare alla fine del mese, sulle tasse che non si sa come pagare così via e sugli ipotetici nemici che hanno creato questa situazione, dagli emigrati ai compatrioti. All’impoverimento economico, dunque, si accompagna anche quello sociale e l’unico sfogo diventa il populismo settario ed irrazionale.
Anche in Italia, in Grecia, in Spagna la scuola sforna ormai ignoranti e la sanità fa acqua da tutte le parti, ma nessun si sognerebbe di scendere in piazza e di paralizzare il paese per questo, come invece è successo in Brasile. In piazza si va ad ascoltare i grandi illusionisti della politica.
La decadenza economica ci sta togliendo tutto, anche il diritto sacrosanto di scendere in piazza. Ecco perché in nazioni dove la crescita è sostenuta c’è la contestazione mentre a casa nostra, con una contrazione economica nel 2012 del 2,7 si discute di diarie, scontrini e delle spese dei ministri. Un bilancio triste per il nostro paese e per tutta l’Europa.
Loretta Napoleoni
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/22/brasile-e-turchia-economia-e-rivolta-popolare/634507/
22.07.2013

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11998

martedì 4 giugno 2013

Sembra ormai che la situazione geopolitica mondiale stia mutando aspetto, tanto che persino John McCain, punto di riferimento sia dei mercenari siriani sia (nel 2011) dei mercenari libici (come abbiamo documentato su Nexus New Times 97) ha dichiarato in un’intervista alla CBS: “Stiamo assistendo purtroppo al fatto che Bashar Assad ha ormai il sopravvento sul campo di battaglia“. Nonostante ciò, i mezzi di informazione generalisti continuano ad ignorare la realtà e diffondere notizie sul presunto utilizzo di armi chimiche da parte del governo di Damasco, solo per nascondere il reale utilizzo di queste armi da parte dei ‘ribelli’, ormai di fatto sconfitti. L’articolo che segue, tratto da Aurora, fa il punto sulla situazione.
Nexus Edizioni
La Storia delle armi chimiche viene utilizzata per nascondere la sconfitta dei ribelli in Siria
La tempistica dei ripetuti attacchi di Tel Aviv alla Siria, nel maggio 2013, e l’avvio di un’altra serie di accuse e tensioni tra il governo turco e la Siria, e le conseguenti autobombe nella città turca di Reyhanli dicono molto. In primo luogo, gli attacchi aerei di Tel Aviv, violando lo spazio aereo libanese, contro l’impianto ricerca militare siriano nella città di Jamraya, che si trova nella galassia urbana di Damasco, chiarisce il ruolo di Israele nel destabilizzare la Siria. Israele agisce essenzialmente come aviazione dell’insurrezione. In secondo luogo, le accuse della Turchia contro la Siria sono parte della campagna di demonizzazione del governo turco contro Damasco, usata per giustificare l’atteggiamento aggressivo della Turchia contro i siriani.
Gli attacchi israeliani di maggio seguono un attacco simile all’inizio del 2013, a gennaio. L’attacco è stato giustificato come azione per impedire l’arrivo di un convoglio in Libano per consegnare missili iraniani all’ala militare di Hezbollah. Queste offensive israeliane in Siria riguardano sia la raccolta di informazioni per le forze a terra e, secondo il governo siriano, sia la collaborazione israeliana con le forze antigovernative che combattono in Siria. Israele ha anche incrementato la presenza militare sulle alture del Golan. A parte i suoi aviogetti, Israele ora ha apertamente detto di aver inviato truppe, spie, veicoli e droni in Siria. E’ coinvolto nel supporto dell’insurrezione. Tel Aviv è stato anche colto a spiare la marina russa nel porto mediterraneo di Tartus, dove tre grandi dispositivi galleggianti per la trasmissione elettronica sono stati trovati al largo di un’isola, per  monitorare le navi russe.
Le offensive israeliane inoltre illuminano il ruolo centrale di Washington nell’organizzazione dell’assedio e della guerra segreta contro i siriani mediante ascari e fantocci. Il coinvolgimento di Tel Aviv in Siria è coordinato dall’amministrazione Obama. Il commento di Barak Obama sugli attacchi israeliani ne dava immediato sostegno. Il presidente degli Stati Uniti ha detto alla rete Telemundo che gli israeliani sono giustificati nell’aggredire la Siria e che gli Stati Uniti si coordinano con Tel Aviv contro il governo siriano. Inoltre, gli attacchi aerei israeliani si sono avuti dopo le riunioni tra i membri dei gabinetti Obama e Netanyahu. Ancor prima, il presidente Obama aveva visitato Israele per ricucire i rapporti tra Israele e Turchia, per far sì che entrambi gli alleati degli Stati Uniti coordinassero i loro sforzi contro i siriani.
Il coordinamento militare israeliano e turco contro la Siria
Gli attacchi aerei israeliani contro Jamraya appaiono una provocazione calcolata, volta a istigare le ostilità utilizzando la risposta siriana come pretesto per la guerra. Non dovrebbe sorprendere che dopo l’attacco di Israele su Jamraya, Turchia e Israele abbiano lanciato esercitazioni militari sui rispettivi confini con la Siria, nel caso d’Israele questi comprendono le alture del Golan, territorio siriano occupato. Mentre i movimenti militari di Israele e Turchia, che sono stati presentati come esercitazioni separate, difatti erano dei coordinati pre-posizionamenti militari da parte dei due alleati. Inoltre, gli Stati Uniti e un gruppo di loro alleati hanno iniziato delle esercitazioni militari al largo delle coste iraniane, nel Golfo Persico, allo stesso tempo. L’atteggiamento militare era volto  sia ad intimidire la Siria che i suoi alleati regionali, a non reagire militarmente contro gli attacchi israeliani o di aspettarsi che una risposta militare siriana apra la porta all’attacco congiunto israeliano e turco alla Siria o a un conflitto regionale che potrebbe coinvolgere gli alleati della Siria,  Iran e Libano. Nonostante il fatto che l’Iron Dome si sia dimostrato inefficace nei combattimenti d’Israele a Gaza, nel 2012, e sia stato quindi chiamato il “Duomo di carta” per beffa, gli israeliani hanno inoltre dichiarato lo stato di allerta e inviato due delle loro batterie antimissile Iron Dome verso i confini libanesi e siriani.
Narrazioni contorte
La Turchia ha giocato un gioco simile nelle sue aree di confine con la Siria, compresi scambi di artiglieria turca e siriana. Il governo turco ha invano cercato di galvanizzare l’opinione pubblica turca nel sostenere le sue impopolari politiche ostili alla Siria. In entrambi i casi, la vera vittima, la Siria, è stata trasformata nell’aggressore, mentre i colpevoli vengono presentati come vittime. L’attacco d’Israele contro la Siria viene presentato come un atto puramente difensivo dai suoi fautori. Tale narrazione non coglie il punto che Israele ha apertamente detto di esser coinvolto nel conflitto in Siria per la ragione strategica di danneggiare la Siria e minare gli iraniani e i loro alleati regionali. C’è un errore d’inversione della logica qui, perché la narrazione israeliana ignora il fatto che eventuali ipotetici invi di armi iraniane ad Hezbollah sono il risultato diretto della continua aggressività d’Israele verso il Libano. Hezbollah, che significa “Partito di Dio” in arabo, non è stato creato per distruggere Israele, l’organizzazione libanese è stata creata con il sostegno dell’Iran con l’obiettivo di difendere il Libano dalle aggressioni israeliane, dopo diversi anni di occupazione israeliana del Libano. Vale la pena notare che l’invasione e l’occupazione israeliana del Libano veniva giustificata da Tel Aviv con la scusa di scacciare l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), ma ciò continuò anche dopo che l’OLP lasciò il Libano.
Nel caso della Turchia, i siriani non hanno cercato di istigare un conflitto con la Turchia. Il governo dell’AKP di Turchia ha sostenuto attivamente il terrorismo contro la Siria, permettendo alle forze straniere di utilizzare il suolo turco per l’infiltrazione e come base logistica. Questo, però, non ha fermato il governo turco dall’incolpare delle autobombe di Reyhanli la Siria, subito dopo le esplosioni e senza nemmeno condurre un’indagine adeguata. Il primo ministro Erdogan e il suo governo non riconoscono nemmeno la maggiore probabilità che le bombe siano state piazzate dai loro stessi alleati, che combattono contro il governo siriano. Qualcuno chiamerebbe gli attentati di Reyhanli una specie di “ritorno di fiamma”, mentre altri non hanno escluso la possibilità di una “false flag” perpetrata per incastrare la Siria. In realtà, si scopre che i funzionari turchi sapevano  che gli attentati terroristici stavano per essere effettuati. Redhack, un gruppo di attivisti hacker turchi, ha diffuso una serie di cabli che rivelano che l’intelligence della gendarmeria di Ankara,  responsabile verso il Ministero degli Interni della Turchia, fosse consapevole che gli attentati di Reyhanli stavano per avere luogo.
Il motivo di fondo delle nuove pressioni: l’insurrezione è stata sconfitta
Una nuova equazione è entrata in vigore. A causa della sconfitta degli insorti, la pressione esterna viene ora applicata per sostituire la calante pressione interna sulla Siria. In questo contesto, le mosse israeliane e turche sono parte di una strategia coordinata e orchestrata da Washington contro la Siria. Gli attacchi israeliani e le autobombe terroristiche in Turchia servono a rinnovare le pressioni straniere sulla Siria e l’escalation della retorica interventista contro Damasco. Questa è una diretta conseguenza delle gravi sconfitte che le forze anti-governative hanno subito in Siria. Tutto il rumore sull’uso di armi chimiche da parte del regime siriano proviene da funzionari e media ufficialisti statunitensi, canadesi, israeliani, europei occidentali, turchi, sauditi e qatarioti nell’ambito di questo nuovo rimescolamento… le voci sull’uso di armi chimiche in Siria e le sfacciate accuse di Ankara circa il sostegno siriano al terrorismo al confine turco, nascondono la ritirata delle milizie anti-governative.
Le accuse sull’uso di armi chimiche e gli eventi che coinvolgono Israele e Turchia servono, inoltre, da nuove variabili in mancanza di una strategia di Washington verso la Siria. Queste nuove variabili forniscono a Washington una leva nelle trattative con gli alleati della Siria, in particolare la Russia e la Cina, e una maggiore flessibilità di azione nella guerra segreta in Siria. In un modo o nell’altro, hanno anche aperto la porta a nuove possibilità all’obiettivo del cambio di regime in Siria e fornendo maggiore spazio a Washington nel contrattare vantaggi politici in Siria.
Chi usa armi chimiche in Siria?
Il governo siriano si è rivolto alle Nazioni Unite sull’uso di armi chimiche da parte delle forze ribelli. Ha chiesto un’indagine formale delle Nazioni Unite. A sua volta, riprendendo l’assai poco originale farsa delle ispezioni sulle armi delle Nazioni Unite contro l’Iraq di Saddam Hussein, l’amministrazione Obama e i suoi alleati lavorano a politicizzare le indagini delle Nazioni Unite per darne la colpa al governo siriano. Questo è uno dei motivi per cui gli Stati Uniti e i loro alleati hanno scelto d’impedire alla Russia d’inviare ispettori in Siria. Nonostante il fatto che le armi chimiche siano state usate contro i sostenitori del governo nelle zone controllate dal governo, i ribelli e i nemici della Siria cercano d’incolpare Damasco per gli attacchi chimici. I siriani hanno accusato i ribelli e i loro sostenitori stranieri di aver deliberatamente usato armi chimiche in Siria per creare il pretesto per una guerra diretta dalla NATO contro il loro Paese. Sono stati accusati anche la Turchia e Israele. Lawrence Wilkerson, ex capo dello staff del segretario di Stato Colin Powell, ha anche detto, durante un’intervista a Current TV, che l’uso di armi chimiche in Siria potrebbe essere il risultato di un’operazione false flag, che avrebbe potuto essere stata eventualmente perpetrata da Israele.
Anche se le Nazioni Unite sono per lo più acquiescenti verso le richieste degli Stati Uniti contro la Siria, hanno respinto le accuse sulle armi chimiche contro Damasco. La Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana, un corpo investigativo dell’ONU che è stato istituito dall’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani  delle Nazioni Unite, ha rivelato che secondo i suoi accertamenti risulta che in Siria sia stato utilizzato gas Sarin dalle forze anti-governative e non dal governo siriano. Ciò è troppo scomodo per Washington. Gli Stati Uniti hanno immediatamente respinto le valutazioni delle Nazioni Unite, mentre la NATO si è affrettata a minare il rapporto dicendo di essere scettica verso i risultati delle Nazioni Unite. Invece gli Stati Uniti e i loro alleati hanno supportato una risoluzione il 15 maggio 2013 contro la Siria  all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in sostanza ha visto gli Stati Uniti e i loro alleati e fantocci, votare contro la Siria, e tutti i Paesi dalla politica estera indipendente votare contro o astenersi. E’ in questo quadro che l’amministrazione Obama ha detto che l’uso di armi chimiche è una “linea rossa” per l’intervento degli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti ha anche pubblicamente esortato la NATO a riconsiderare il suo ruolo in Siria, sulla base delle accuse da parte di Israele, Gran Bretagna, Turchia, Francia e dell’amministrazione Obama sull’uso di armi chimiche da parte del governo siriano. La situazione di stallo tra i principali alleati della Siria e gli Stati Uniti, tuttavia, rende l’intervento militare diretto del Pentagono e della NATO una proposta difficile, pericolosa e improbabile. La creazione di una nuova task force mediterranea della Russia, attraverso il dispiegamento permanente di un contingente di navi da guerra della Flotta del Pacifico russa nel Mar Mediterraneo, è volto ad impedire l’intervento militare degli Stati Uniti e della NATO in Siria.
Il fiasco delle armi chimiche viene usato per giustificare ulteriori aiuti degli Stati Uniti agli insorti, invece della guerra diretta che elementi del tipo Coalizione Nazionale siriana, i petro-sceiccati arabi, i neo-con e l’Istituto di Washington per la Politica del Vicino Oriente hanno promosso come cheerleaders. La sconfitta degli insorti ha avviato una nuova serie di piani contro la Siria e i suoi alleati. Anche mentre il segretario di Stato John Kerry parla con il suo omologo russo, Sergej Lavrov, di organizzare una seconda conferenza di pace in Siria a Ginevra, gli Stati Uniti dichiarano che si preparano ad armare i ribelli… sul modello delle accuse che spianarono le mosse anglo-francesi contro la Libia utilizzate per scatenare la guerra imperialista di Washington alla Libia, le accuse sulle armi chimiche usate dagli Stati Uniti e dai loro alleati contro il governo siriano agiscono da cortina fumogena per porre fine all’embargo dell’Unione europea sulle armi alla Siria. Stati membri dell’Unione europea effettivamente invieranno armi ai ribelli in Siria sulla base di queste accuse.
Mahdi Darius Nazemroaya, Strategic Culture Foundation 31.05.2013
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora - Fonte: aurorasito.wordpress.com